Una pila dalle inusuali proprietà

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Claudio

2017-05-31 00:27

Mi è capitato fra le mani questa brevetto nord americano US6103054

La cosa ha attirato subito  la mia attenzione in quanto viene presentato  come un dispositivo in grado di generare una tensione elettrica convertendo il calore ambiente direttamente in elettricità e sopratutto funziona senza che ci siano le classiche reazioni redox delle pile convenzionali, (questo è quanto viene dichiarato, la realtà è un po’ diversa come vedrete in seguito).

Questo dispositivo sfrutta come in tutte le pile la diversa elettronegatività fra elementi o composti che ne fanno parte , di seguito la tabella con l’ elettronegatività degli elementi secondo Pauling.

serie elettron.jpg
serie elettron.jpg

La pila è facilmente replicabile a patto di sostituire alcuni elementi  con altri dalle proprietà elettriche equivalenti.

Secondo il brevetto americano, che descrive nei dettagli la preparazione del dispositivo,  Il polo negativo della pila è costituito da una lastrina di Al o meglio Mg su cui viene spalmato un impasto di polvere di Cr2O3 e acetato di polivinile, PVAc,  (la classica colla vinavil), il polo positivo è invece formato da una lastra di Cu su cui viene spalmato un impasto di polvere di fosforo rosso  e acetato di polivinile, PVAc.  Dopo aver fatto asciugare i due impasti le due lastre vengono accostate fra di loro e lievemente pressate per portare a contatto l’impasto di P con quello di Cr2O3 come si può osservare nell’immagine sottostante

dispositivo.jpg
dispositivo.jpg

1  P + PVAc ,  2 lastra di Cu,  3 lastra di Al o Mg,  4 Cr2O3 + PVAc

L’unico elemento difficile da reperire è il fosforo rosso l’ho rimpiazzato alternativamente con 3 composti elettricamente conduttivi a mia disposizione con elettronegatività equivalente o superiore: C, MnO2, PbO2.     S u questo  dispositivo ho eseguito una serie di test preliminari, ed ho scoperto che non corrisponde al vero quanto viene affermato sull’assenza di reazioni  redox nel dispositivo,  la reazione esiste anche se è di lieve entità e ne è fattore determinante l’acqua intrappolata negli impasti a base di colla vinilica.

Infatti  dopo aver preparato le 2 lastre metalliche con relativi impasti le avevo messe a seccare e poi sotto vuoto per eliminare la maggior parte dell’ acqua, ebbene queste 2 lastre non erano in grado di generare alcuna tensione in uscita nemmeno di lieve entità.                                                                                                     

In un’altra preparazione invece ho accostato le 2 lastre con impasto quando questo era appena solidificato ma con ancora una certa quantità d’ H2O nell’impasto il dispositivo in questo caso ha generato una tensione elettrica .

Nel brevetto viene inoltre dichiarato che per avere una tensione in uscita condizione essenziale e che le due lastre metalliche esterne che raccolgono all’uscita la differenza di potenziale siano di metalli con diversa elettronegatività, anche questo è sbagliato,  ho una cella che genera tensione con entrambe le lastre di uscita in alluminio

La tensione in uscita è determinata dall’elettronegatività dei 2 impasti interni contrapposti.

Di questo dispositivo ho realizzato 3 celle tutte con superficie attiva di 100 cm2

Cella 1:  Al-Cr2O3.PVAc - - Grafite.PVAc-Al      tensione in uscita a 32ºC 665 mV

Cella 2:  Al-Cr2O3.PVAc - - MnO2.PVAc-Grafite   tensione in uscita a 50ºC 842 mV

Cella 3: Al-Cr2O3.PVAc - - PbO2.PVAc-Grafite       tensione in uscita a 52ºC 1124 mV

La cella che ha dato le maggiori prestazioni  è la 3 complice l’elevata elettronegatività e l’alta conduttività del diossido di piombo, il lato negativo di questo dispositivo è la resistenza medio alta del Cr2O3 che è un semiconduttore di tipo P, e che limita la corrente in uscita dal dispositivo, non sono riuscito a trovare un composto elettricamente equivalente  a maggior conduttività per rimpiazzarlo.

Sotto foto delle 3 celle realizzate

Celle.jpg
Celle.jpg

Particolari costruttivi della cella 2, per le altre la disposizione è la stessa.

part_12.jpg
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Le due lastrine che costituiscono gli elettrodi della pila, in questo caso grafite e Al sono contenuti dentro un busta di plastica chiusa per eliminare o per lo meno limitare l’evaporazione dell’acqua e tenuta pressata fra 2 lastre di vetro dalle 5 pinze (1).  In (2) la cella estratta dalla busta con i 2 elementi ancora attaccati

part_34.jpg
part_34.jpg

In (3) l’elettrodo di Al con la miscela Cr2O3.PVAc  e l’elettrodo in grafite con sopra la miscela di MnO2.PVAc,  in (4) altro particolare dell’elettrodo positivo.

sole.jpg
sole.jpg

Misura della tensione della  cella 1 esposta al sole

cella2.jpg
cella2.jpg

Misura della tensione della cella 2

Sotto grafico della tensione erogata dalla cella 3 in funzione della temperatura, la cella è sotto carico, con una resistenza da 22Kohm in serie

graf.jpg
graf.jpg

Sulla cella 3 a temperatura ambiente ho fatto anche una prova a lungo termine sempre con resistenza di carico da 22Kohm inserita

gg5.jpg
gg5.jpg

La cella 3 è rimasta attiva con carico attaccato per 15 gg con costante diminuzione della  tensione che alla fine si è ridotta  a 50 mV, probabilmente si è consumata parte dell’acqua contenuta nella struttura.

Strumenti usati per i test sulle celle:  tester,  amplificatore ad elevata  impedenza d’ingresso, data logger, PC.  

Conclusioni :  la cella funziona però la corrente fornita è piccola dell’ordine 0,5 µA /cm2:  una struttura con superficie attiva di 1 m2 fornirebbe una corrente di soli 5 mA. Questa pila mi ricorda un po’ gli elementi della pila Zamboni che usa l’umidità dell’aria per  funzionare.

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NaClO

2017-05-31 05:32

Bel progetto!Sembra un peltier,ma al contrario.Si potrebbe fare una cosa simile con la peltier?

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Claudio

2017-05-31 12:52

NaClO ha scritto:

Bel progetto!Sembra un peltier,ma al contrario.Si potrebbe fare una cosa simile con la peltier?

Naturalmente si, la cella Peltier è reversibile e fornisce una tensione proporzionale al numero di elementi della cella con corrente tanto più elevata quanto più elevata è la differenza di temperatura fra i due lati della cella.

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Mario

2017-05-31 16:59

Ho provato a leggere il brevetto e alla fine ne ho ricavato un'impressione negativa.

Che il dispositivo generi energia elettrica e che questa aumenti con l'innalzarsi della temperatura non lo metto in dubbio.

Ma da qui a dire che l'ambaradan descritto converta direttamente il calore in elettricità ce ne passa.

Il lavoro che hai tirato su è da encomio, specie per l'impegno profuso.

Ma non dimostra alcunchè e sopratutto non va al nocciolo della questione.

Già il modificare gli "ingredienti" non era da farsi. Capisco che l'allotropo colorato del n° 15 non sia facilmente disponibile, ma non è una giustificazione.

Bene lo sperimentare alternative, ma così  facendo c'è il rischio di sconfinare in un altro effetto, chimico e fisico che sia.

Si potrebbe fare un test a mio parere parecchio interessante. 

Prepariamo l'accrocchio con cosa si vuole, poi misuriamo V e A su un carico resistivo di basso valore alla temperatura di 20 °C per almeno 1 ora di fila.

Ripetiamo il tutto a 100 °C, proprio come indicato nel brevetto.

Il giorno dopo riprendiamo le sperimentazioni, replicando quanto fatto, pari pari.

E così via per una settimana.

Analizziamo i risultati e rispondiamo alla seguente domanda: l'energia in W in uscita dal dispositivo è costante con il passare dei giorni?

Se la risposta è si allora la cosa si fa interessante. Servirà un supplemento di indagine.

Se invece i dati orienterebbero per il no, non buttiamo il tutto nel cestino. Smontiamo e osserviamo l'aspetto delle lamine. Ci sono segni di corrosione? Gli strati appaiono alterati rispetto a quelli nuovi? In caso di risposta affermativa è probabile che qualche reazione elettrochimica sia avvenuta. Con buona pace di quanto dichiarato nel brevetto.

Per inciso, una termocoppia supera brillantemente il test. Quello è certamente un dispositivo che converte il calore in elettroni che si muovono.

saluti

Mario

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Claudio

2017-05-31 20:32

Mario, ottima l'analisi del tutto, grazie.

Purtroppo posso già rispondere ad una delle tue domande la potenza emessa dal dispositivo sotto carico, a temperatura ambiente più o meno costante, diminuisce lentamente al passare dei giorni e dopo 15 gg eroga sul carico da 22Kohm 50mV con 2 µA,  una nullità.

Prima di smontare del tutto le lastre come tu consigli, per osservare come si presentano, pensavo di porre le lastre separate fra di loro per un certo tempo in un recipiente saturo di vapore per capire se riesco a ripristinare le loro capacità originali .

Saluti Claudio

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experimentator

2017-06-08 00:41

Scusa Claudio dovresti verificare se i due ossidi che hai aggiunto alle lastre hanno reagito tra di loro . 

In via del tutto teorica  la presenza degli ossidi non la vedo necessaria in quanto nella cella peltier per funzionare basta la presenza di due metalli a diversa elettronegatività , avere aggiunto due ossidi pone il problema di reazioni tra i due ossidi . Se i due ossidi reagiscono, come penso , non vedo l'utilità del sistema .

Le correnti della cella peltier  sono molto basse e si riesce a convertire solo il 3-5 % del calore fornito , bisogna inoltre mantenere i due lati dalla lastra  a differente T . 

In questo caso mi sembra che il calore invece si propaga in tutta la lastra . La presenza di acqua o di umidità non dovrebbe avere effetto alcuno e sarebbe deleteria per la durata della pila termica . 

Bisogna definire bene inoltre quale è il lato che bisogna esporre al calore o al sole per il massimo rendimento .

Ciao.

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Claudio

2017-06-09 14:13

experimentator ha scritto:

Scusa Claudio dovresti verificare se i due ossidi che hai aggiunto alle lastre hanno reagito tra di loro . 

In via del tutto teorica  la presenza degli ossidi non la vedo necessaria in quanto nella cella peltier per funzionare basta la presenza di due metalli a diversa elettronegatività , avere aggiunto due ossidi pone il problema di reazioni tra i due ossidi . Se i due ossidi reagiscono, come penso , non vedo l'utilità del sistema .

Le correnti della cella peltier  sono molto basse e si riesce a convertire solo il 3-5 % del calore fornito , bisogna inoltre mantenere i due lati dalla lastra  a differente T . 

In questo caso mi sembra che il calore invece si propaga in tutta la lastra . La presenza di acqua o di umidità non dovrebbe avere effetto alcuno e sarebbe deleteria per la durata della pila termica . 

Bisogna definire bene inoltre quale è il lato che bisogna esporre al calore o al sole per il massimo rendimento .

Ciao.

Questo esperimento è ancora in svolgimento e sono risultate alcune cose curiose che posterò qui in seguito una volta ultimato tutto.

Segni che i 2 ossidi  in qualche modo hanno reagito fra di loro ci sono pos. (3) nella foto che ho postato, sulla lastra di MnO2 a contatto con quella di Cr2Osi vedono chiaramente degli aloni violacei.

Nella cella ho usato i 2 ossidi perchè volevo replicare  la patent US6103054 e vedere se effettivamente era in grado di convertire il calore ambiente in elettricità, la conclusione a cui sono  arrivato e che il titolare della patent ha preso un bell'abbaglio, il dispositivo è solo una pila molto particolare, nessuna conversione del calore in elettricità.

Il lato più conveniente da esporre al sole è naturalmente quello a massimo assorbimento, il nero (grafite)

Saluti Claudio

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experimentator

2017-06-09 16:27

Bene facci sapere gli sviluppi della pila , anche io mi sto occupando di una pila daniell ricaricabile .

Nel tuo caso una sorta di pila non ricaricabile in cui uno dei due ossidi prevale ossidando l'altro , ma mi sembra che siano sullo stesso ordine di grandezza per quando riguarda i potenziali di ossidoriduzione .

Un altro accenno la colla vinilica una volta seccata non mi risulta che sia conduttiva in base ad esperimenti fatti in precedenza, per cui l'avevo scartata , nel tuo caso come si comporta , forse la miscela con ossidi la rende conduttiva ?

Ciao.

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Claudio

2017-06-09 19:36

Infatti la colla vinilica in se non conduce proprio, ma mescolata nelle opportune proporzioni con ossidi conduttivi acquista una sua conduttività caratteristica che dipende dagli ossidi, per esempio con PbO2 si ottiene un miscuglio con ottima conduttività (paragonabile a quella della grafite) anche quando è secco; invece con Cr2O3 la conduttività è bassa, aumenta quando la miscela è umida. La resistenza elettrica di 1 cm^2 di lamina di Cr2O3-colla vinilica dello spessore di 0,5 mm è intorno a 1 Mohm (resistenza misurata fra le 2 facce).

Per questi usi sarebbe meglio usare il polivinilpirrolidone polimero che offre una conduttività più elevata

Ciao

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experimentator

2017-06-10 08:59

Questo tipo  di pila che hai fatto tu mi ricorda tipo una pila alluminio -aria , poichè hai messo un foglio di Al da un lato e della grafite dall'altro lato . 

Il fatto che hai utilizzato due ossidi a contatto con colla vinilica della stesso pot. ossidoriducente ha poca importanza . 

Al si ossiderebbe comunque nella faccia di contatto . 

Devi provare comunque se in qualche modo può essere ricaricata . 

Io ho ricaricato con un caricabatterie per cellulare da 4.8 V 0.500 A  , tre celle messe in serie  .

Hai provato la carbossimeticellulosa ? Mi diceva un altro utente che è conduttiva .

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Claudio

2017-06-10 15:30

Il motivo per cui ho usato da una parte Al e dall'altra grafite è legato alla loro elettronegatività, ho seguito la guida della Pat. US6103054. Più precisamente ho realizzato la Cella 1 in cui i due terminali sono entrambi di Al per dimostrare che è falso quanto detto nella patent quando si afferma che per avere tensione in uscita i due terminali devono avere diversa elettronegatività (Al e Cu); la differenza di tensione all' uscita viene determinata solo dalla diversa elettronegatività dei 2 ossidi, umidi (questo è importante), contenuti negli impasti. Riferendomi agli elementi e composti usati per le 3 celle abbiamo l'Al con l' elettronegatività più bassa seguito da Cr2O3, C, MnO2 e PbO2 che è quello che presenta elettronegatività piu elevata. Nelle celle 2 e 3 avrei anche potuto usare Al al posto della grafite la tensione sarebbe stata la stessa; il motivo per cui ho usato la grafite è che in quanto nera assorbe molto meglio la radiazione solare. Per quanto riguarda l'ossidazione il Cr2O3 sembra non esercitare  alcuna azione sull' Al mentre diverso è il comportamento del PbO2 a contatto con l' Al, lentamente se lo divora! Per la possibilità di ricarica di una cella del genere non vedo proprio come sia possibile Per l' uso della CMC non ho mai provato, però potrebbe funzionare. Saluti Claudio

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experimentator

2017-06-11 06:27

La mia ipotesi di ricarica ,seppure parziale, era basata sul presupposto che l'ossido reagisse .

Come hai detto tu il biossido di Pb si divora l'Al , quindi reagisce formando Al2O3 ossidandolo e riducendo PbO2 a PbO . 

Ora in questo caso se forniamo dall'esterno una corrente inversa , dovrebbe avvenire il fenomeno inverso , almeno in teoria , salvo la precedenza di scarica dello ione H+ , che tenderebbe a ridursi a H2 a preferenza di Al3+ .

Questo sino a quando vi sono ioni H+ , ma dopo dovrebbe ridursi Al3+ formando Al , mentre dall'altro polo ossidazione di PbO a PbO2 , come nelle batterie al piombo. 

Naturalmente come ipotesi logica. 

Ciao.

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Claudio

2017-06-12 18:34

experimentator ha scritto:

La mia ipotesi di ricarica ,seppure parziale, era basata sul presupposto che l'ossido reagisse .

Come hai detto tu il biossido di Pb si divora l'Al , quindi reagisce formando Al2O3 ossidandolo e riducendo PbO2 a PbO . 

Ora in questo caso se forniamo dall'esterno una corrente inversa , dovrebbe avvenire il fenomeno inverso , almeno in teoria , salvo la precedenza di scarica dello ione H+ , che tenderebbe a ridursi a H2 a preferenza di Al3+ .

Questo sino a quando vi sono ioni H+ , ma dopo dovrebbe ridursi Al3+ formando Al , mentre dall'altro polo ossidazione di PbO a PbO2 , come nelle batterie al piombo. 

Naturalmente come ipotesi logica. 

Ciao.

Si il biossido reagisce con l'Al ma nel mio caso il PbO2 è a contatto con la grafite non con l'Al e quindi puoi cancellare questa ipotesi.

Ciao

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Claudio

2017-06-14 17:28

Aggiornamenti sulla pila

Questi  test sulla pila sono stati fatti sulla  cella 2 descritta in precedenza

Cella 2:  Al-Cr2O3.PVAc - - MnO2.PVAc-Grafite 

Su questa pila la cui tensione era scesa dopo i precedenti test sotto carico a 50mv con corrente  erogata inferiore ad 1µA ho tentato di introdurre acqua nella miscela di ossidi per vedere di  far ripartire il sistema

Dopo aver aperto e staccato fra di loro i 2 elementi: Al-Cr2O3.PVAc     e    MnO2.PVAc-Grafite ,  spennellato con H2O distillata le superfici degli ossidi  e riassemblato la pila , ho misurato la tensione a vuoto ma la tensione in uscita era solo di 150 mV. Comunque ho lasciato tutto fermo ed il giorno dopo ho ricontrollato, solo 200 mv  contro gli 842 mV che forniva appena costruita.

Allora ho deciso di fare qualcosa di radicale, completamente diverso,  aperta la pila ed asciugati i 2 elementi  con ossidi li ho lasciati al sole per una giornata per eliminare l’H2O rimasta sugli stessi  quindi ho ho introdotto fra  le due superfici di ossidi un elettrolita non acquoso, di questi elettroliti ne ho parecchi già pronti per l’uso  che ne faccio su un altro tipo di batteria.

Ho  usato  una soluzione di MgCl2 anidro 14% in glicole etilenico, ho spennellato  l’elettrolita sulle 2 superfici e richiuso velocemente il tutto in busta sigillata cercando di fare tutte queste operazione nel più breve tempo possibile, il fatto è,  che per lavorare con questi  elettroliti che assorbono facilmente  l’umidità dell’aria bisognerebbe usare una  dry  box ad atmosfera controllata (niente ossigeno e assenza completa di umidità) tipo questa, dove poter fare tutte le operazioni di preparazione e assemblaggio.

dry box.jpg
dry box.jpg

La dry Box della foto veniva usata proprio per  la preparazione di questi elettroliti ed altri solventi della categoria DES (deep eutectic  solvents).    Non disponendo proprio di una cosa del genere mi devo accontentare di usare questi elettroliti anche se non sono perfettamente anidri.

Riassemblata la pila ho controllato la tensione in uscita, solo 390mV!  Una delusione , messo tutto in un angolo del tavolo  non ci ho più pensato.  Due giorni dopo ho ricontrollato la tensione,  e sorpresa:  a vuoto in uscita 1210 mV alla temp. di 22 ºC.  Subito ho messo la cella sotto al sole,  di seguito  il grafico della tensione al variare della temperatura.

ftemp.jpg
ftemp.jpg

A differenza delle prove precedenti  effettuate sulla cella di tipo 3 l’aumento di temperatura della cella influisce solo in maniera minima sulla tensione in uscita.  Messa in corto circuito questa cella fornisce 4,29 mA  una corrente di un ordine di grandezza superiore a quella delle prove precedenti.                                                          

Ho messo subito la cella ad alimentare una resistenza di  820 ohm registrando tensione e corrente con data logger.  Sotto le schermate a video del test 1 di  7 ore sulla pila.

avvio.jpg
avvio.jpg

All’inizio sotto carico la tensione crolla da 1210 mV(a vuoto)  a 375 mV  ma poi si riprende e progressivamente aumenta, dopo 4,5 ore si stabilizza a 840 mV con una corrente fornita al carico di 1,06 mA questo comportamento non è certo il comportamento di una pila normale che durante il suo funzionamento normalmente diminuisce la tensione in uscita, non  l’aumenta come in questo caso.

1) comunque per questo comportamento c’è una spiegazione logica che esporrò alla fine

Su questa cella ho effettuato in tutto 7 test  tutti effettuati  a temp. di 20 – 22 ºC i tempi  variano da un minimo di 7 ad un massimo di 45 ore, fra un test e l’altro la cella è rimasta a riposo, senza carico per un tempo  variabile da 10 a 20 ore, sotto il grafico.

Grafica1bis.jpg
Grafica1bis.jpg

Come si può notare alla fine di ogni test basta lasciare a riposo la cella per  un certo periodo ed è come se se si rigenerasse (parzialmente), concludendo questa versione della la pila sta ancora funzionando vedremo quanto durerà.

Questo comportamento mi  assomiglia molto a quello della pila di Ermanno Franceschini e Stefano Giardina . Leggetevi questo:   generatore di energia a stato solido   

il brevetto italiano lo tovate qui: http://www.ermy.it/Brevetto%20n.0001417870.pdfBrevetto Franceschini & Giardina

La pila come descritta nel brevetto italiano non funziona, già provato un anno fa , però con qualche variante…

Per avere un quadro storico su pile e batterie strane: http://22passi.blogspot.it/2016/03/generatore-di-energia-allo-stato-solido.htmlUn po’ di storia

1)La spiegazione del comportamento di questa pila nel test 1 è semplice:  la soluzione di MgCl2 in glicole etilenico penetra lentamente nella miscela di ossidi.PVAc e gli ioni che trasporta contribuiscono ad abbassare la resistenza elettrica,  ecco il motivo della più elevata corrente di c. c. del dispositivo.  Una volta che la pila fornisce corrente all’esterno gli ioni dell’elettrolita sono costretti a mettersi  in movimento, e penetrano più in profondità  negli impasti contribuendo a diminuire ulteriormente la resistenza interna del dispositivo.

                                                                                                                               

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Mario

2017-06-14 18:08

Gli ultimi due link hanno l'ultimo aggiornamento che risale a circa un anno fa. Poi più niente. Come mai?

saluti

Mario

Claudio

2017-06-14 20:19

Non  ho piu sentito parlare di quella pila,  farà la fine della ben più valida pila al magnesio di Vito Di Noto di Padova, con brevetto donato all' Università circa intorno al 1999 - 2000 e poi dopo qualche anno di sviluppo   caduta nel dimenticatoio per mancanza di fondi.  A proposito, la foto del dry box che ho postato è del laboratorio di Di Noto

saluti Claudio

experimentator

2017-06-15 04:09

Questo comportamento mi  assomiglia molto a quello della pila di Ermanno Franceschini e Stefano Giardina . Leggetevi questo:   http://22passi.blogspot.it/2016/04/generatore-di-energia-allo-stato-solido.htmlgeneratore di energia a stato solido     il brevetto italiano lo tovate qui: Brevetto Franceschini & Giardina

Si ma come dice l'autore stesso : Avete una teoria che spieghi da dove viene l'energia prodotta dai moduli? No, ci servirebbe infatti un partner che finanziasse la ricerca di una spiegazione teorica del fenomeno coinvolgendo esperti nelle varie scienze toccate dal fenomeno. Senza una valida teoria di supporto alla invenzione non si va da nessuna parte . Mi sembra che si cercano finanziamenti senza sapere esattamente cosa ricercare .  Ora in questo caso la presenza degli ossidi a cosa dovrebbe servire ? Solo a generare corrente col calore ? Quale sarebbe il rendimento di tale cella ? Inferiore alla peltier ? Non serve a niente . Dovrebbe essere una pila ? Quali sarebbero le reazioni chimiche coinvolte ? Bufalina o vitellina ?

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Claudio

2017-06-15 19:49

experimentator ha scritto:

Si ma come dice l'autore stesso :

Avete una teoria che spieghi da dove viene l'energia prodotta dai moduli?

No, ci servirebbe infatti un partner che finanziasse la ricerca di una spiegazione teorica del fenomeno coinvolgendo esperti nelle varie scienze toccate dal fenomeno.

(1)Senza una valida teoria di supporto alla invenzione non si va da nessuna parte . Mi sembra che si cercano finanziamenti senza sapere esattamente cosa ricercare . 

(2)Ora in questo caso la presenza degli ossidi a cosa dovrebbe servire ? (3)Solo a generare corrente col calore ? (4)Quale sarebbe il rendimento di tale cella ? Inferiore alla peltier ? Non serve a niente . Dovrebbe essere una pila ? Quali sarebbero le reazioni chimiche coinvolte ?

Bufalina o vitellina ?

(1) In riferimento alla pila Franceschini Giardina sono d'accordo con quello che dici ma visti i risultati dichiarati  1,5V con 1,5 mA dubito che la cosa stimoli interessi commerciali tali da raccogliere eventuali finanziatori, anche perchè c'è una dato fondamentale che non è stato dichiarato, la vita del dispositivo, per quanto tempo è in grado di generare corrente prima di esaurirsi, 3gg, 1 mese, 1 anno? Certo è che se fosse in grado di funzionare per un anno allora sarebbe di grande interesse, ma è evidente che così non è.

Ora prima di rispondere agli altri quesiti una premessa:

Quando ho deciso di replicare la Pat. US6103054, l'ho fatto perchè attirato dalla dichiarazione fatta in cui si dichiara

che il dispositivo non usa una reazione redox, dopo ho appurato sperimentalmente che così non è.

(2) la presenza di ossidi con diversa elettronegatività è fondamentale per il funzionamento di questa pila

(3) ho appurato sperimentalmente che non c'è nessuna conversione del calore in elettricità

(4) Calcolare il rendimento di tale cella non è cosa semplice da fare per un home lab. Facile calcolare l'energia elettrica erogata alla resistenza di carico + l'energia dissipata dalla resistenza interna del dispositivo ma complicatello il discorso sull' energia chimica derivante da reazioni chimiche sconosciute che avvengono dentro gli impasti del dispositivo, anche perchè per capirci qualche cosa dovrò distruggere la pila e sezionarla per osservare tracce di ossidazioni o riduzioni sugli impasti e sull'elettrodo di Al.

Se si guarda  alla corrente che essa genera 1mA  sono d'accordo che non serve a niente, però io sono interessato alla sua durata solo questo mi interessa.

Quando avrà finito di funzionare allora la aprirò per cercare di capire le reazioni che l'hanno esaurita.

Quindi ne Bufalina ne Vitellina casomai Curiosina.

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experimentator

2017-06-16 09:09

Bene , bene , grazie per la risposta Claudio .  Auguri per il prosieguo degli esperimenti , tienici informati sugli sviluppi . Ribadisco sempre che un minimo di teoria base perchè funzioni un apparato deve averlo ,inoltre per convertire calore in elettricità è necessario un deltaT di temperatura tra le due facciate del dispositivo per effetto peltier , non è solo calore . In questo caso quello che posso teorizzare per funzionare come pila , si può pensare ad una reazione tra ossido di cromo e alluminio con formazione i ossido di alluminio e riduzione del cromo . Per quanto riguarda la corrente erogata di 1-2 mA , io dico solamente che è poca roba , la mia pila eroga senza tanti sforzi 100-150 mA con piastre da 5 mm , ma non sono ancora soddisfatto ero arrivato a produrre quasi 1 A con piastre accostate da 10x15 cm , ma sto cercando miniaturizzare il tutto .

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Mario

2017-06-16 18:21

Certi atteggiamenti sono propri della specie umana tanto che penso sia una cosa innata. Passano gli anni, le generazioni e le tecnologie. Ma c'è sempre qualcuno che se ne viene fuori con la trovata del secolo (!) tipo moto perpetuo, generazione spontanea di energia da strani marchingegni, dispositivi che sfruttano il calore o il magnetismo o l'etere (non quello etilico) ed erogano svariati ampere senza mai esaurirsi. Chissa poi perchè ma manca sempre il passo finale per la realizzazione pratica. Questi incompresi attribuiscono invariabilmente la colpa dei loro mancati successi ai finanziamenti negati, l'invidia dei colleghi e chi più ne ha ne metta. Sognare in fondo non costa niente. Si autoalimentano con le illusioni ma sono alla fin fine innocui. Tranne alcuni che tentano e talvolta ci riescono pure a girarla in truffa.

Quando sono triste leggo sovente delle loro attività e ne esco ritemprato. La telenovela che preferisco di gran lunga (credo che abbia più puntate di "Sentieri";-) è quella del Rossi con la sua E-cat. Lo confesso, ne sono un vero appassionato asd

saluti

Mario

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