Libro: Utopia e ritorno: la ricerca della vita nel Sistema Solare

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Dott.MorenoZolghetti

2011-07-18 13:30

Norman H. Horowitz è stato lo scienziato messo a capo della sezione bioscientifica per le missioni Mariner e Viking del Jet Propulsion Laboratory a Pasadena in California. Ha curato la stesura di questo testo, uscito negli USA nel 1986 (titolo originale: To Utopia and Back: The Search for Life in the Solar System), pubblicato in Italia nel 1987 (Editoriale Jaca Book, Milano). E’ un testo ricco e molto affascinante, quasi una cronaca fantascientifica in un periodo della nostra storia in cui ci si affacciava con una certa angoscia all’oltre-mondo. Negli anni Ottanta si iniziava a credere che l’uomo non fosse solo nell’Universo, ma che potessero esistere forme di vita aliena. Negli anni Sessanta si erano resi famosi alcuni episodi relativi a UFO (fino ad arrivare a filmare l’autopsia di un alieno, cosa che tutti avrete visto in TV) e l’interessa collettivo era molto aumentato, tanto che la NASA aveva deciso di investire in una ricerca quasi folle: forme di vita nel Sistema Solare.

Argomento del libro sono le esplorazioni di Marte e la delusione circa la possibilità di un oggettivo riscontro di forme di vita marziana. In realtà però il libro è denso di contenuti introduttivi ed analitici, che fanno da corrollario al filo centrale dell’opera. Un esempio è l’introduzione su di un interrogativo che ha fatto mettere mano alla penna a più di un uomo: che cos’è la vita? Si apre qui tutto un discorso sulla generazione spontanea e sulle teorie della panspermia, ampiamente trattate nel secondo capitolo. L’esperimento di Redi e quelli di Pasteur, così come descritti da Horowitz, divengono chiari e familiari anche a chi non è addentro a tali scoperte. Si trovano così inseriti in una danza di informazoni sostanziali, grandi nomi come Arrhenius, Hoyle, Wickramasinghe, Helmholtz, Kelvin, Crick, Orgel e molti altri. Nel terzo capitolo si tratta la teoria di Oparin-Urey dalla quale Miller ipotizzò la composizione dell’atmosfera primordiale, giungendo al suo celeberrimo esperimento. Il capitolo quarto inizia con una citazione di Kant: “Con tutto ciò ritengo che la maggrio parte dei pianeti sia abitata e che quelli che non lo sono, lo saranno un giorno”. Avete capito che argomento del quarto capitolo è l’analisi della possibile abitabilità dei pianeti, partendo dalle teorie di Huygens per arrivare alle teorie di Stetter sui batteri termoresistenti.

Il resto del libro (i restanti quattro capitoli) è dedicato al Pianeta Rosso, alle attese e alle disattese delle esperienze legate ai lanci delle sonde spaziali inviate verso l’ignoto. Argomento finale è la ricerca dell’acqua come fonte essenziale per la nascita della vita così come la intendiamo noi. Come chiosa l’Autore ci offre una riflessione mossa da una frase di T. S. Heliot: “Non cesseremo di esplorare e la fine di tutto il nostro esplorare sarà di arrivare dove partimmo e di conoscere il posto per la prima volta”. Concludo affermando che in quasi centocinquanta pagine l’Autore riesce ad appassionare e a coinvolgere il lettore che si accosta per la prima volta a un argomento tanto complesso quanto fantastico.

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