Enotria
2013-10-19 15:28
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Una lente fatta d’acqua, perché no ?
Non è neppure una gran novità, in fin dei conti tutti noi abbiamo avuto la boccia con i pesci rossi e, tutti noi, ci siamo meravigliati nel vedere che le cose dietro alla boccia sembravano notevolmente più grandi.
Ora che sono cresciuto, i pesci rossi li tengo nell'acquario, ma la curiosità dell’acqua che ingrandisce non è scomparsa, anzi, ora che mi sono interessato all'Ottica ed alle sue leggi, mi incuriosisce ancora di più.
Ed allora, nulla di meglio che fare qualche prova.
Le suorine dell’Ospizio dei Vecchietti ormai lo sanno e ci sono abituate: quando mi vedono aggirare per i corridoi con la testa fra le nuvole alla ricerca di non si sa bene cosa, capiscono che è inutile ostacolarmi, occorre solo tenermi d’occhio per capire subito dove mi sono fermato a far danni e cercare di riparare ai guai.
La ricerca riguardava una siringa: prima ne ho trovato una normale da 5 ml.
No, troppo piccola.
Finalmente quella giusta: un siringone per enteroclisma da 50 ml, con rubinetto, rubato a quell'antipatico del mio dirimpettaio. E come ci è rimasto male quando il suo bel clistere gli si è interrotto sul più bello !
Lavato per bene il siringone, ho tagliato una fetta di tubo da edilizia, quello arancio da scarichi fognari, ed in cucina ho poi trafugato un bel foglio di pellicola trasparente.
Finalmente, armato di tutto quello che mi serviva, ho fatto un paio di fori nel tubo da edilizia ed ho poi incollato la pellicola, badando di mantenerla ben tesa e di non fare pieghe.
Infilato il beccuccio della siringa piena di acqua, ho riempito l’anello di tubo, mentre l’aria poteva sfuggire dal foro rimasto aperto.
Quando tutta l’aria è uscita, ho chiuso il foro di sfogo con una briciola di cera morbida, prelevata dal formaggio Leerdammer che le suorine ci danno alla sera assieme alla purea di patate ed alla coscietta di pollo lessa.
Ora tutto è compiuto: premo un po’ di più la siringa ed il marchingegno mi diventa una lente che ingrandisce, premo un altro po’ e quella obbediente ingrandisce ancora di più, aspiro buona parte dell’acqua e quella mi diventa una lente negativa, che rimpicciolisce.
A questo punto la confusione nell’Ospizio era quasi al massimo, vi spiegherò poi perché solo “quasi”.
Io che facevo Sherlock Holmes, Nicola Ricci anche lui non voleva essere da meno e suor Concetta voleva a tutti i costi dimostrare che, concentrando il sole, con l’acqua avrebbe incendiato la carta.
Poi, sul più bello, ho voluto aumentare la curvatura delle lenti e . . . . . paff, è scoppiata la pellicola, con tutta l’acqua giù per terra.
Ora si che il “quasi” non serve più, la confusione era veramente al massimo, anche perché Nicola, tutto impegnato in una spiegazione non richiesta su Pascal ed il suo principio, ha messo un piede sulla pozzanghera, finendo dritto steso sul pavimento e con il sedere a bagno.
Nel contempo, richiamata dallo schiamazzo, arrivava sul posto suor Germana, la superiora, che vedendo Nicola così conciato si mette a gridare: “pannolone, ci vuole un pannolone . . . “
C’è voluto un po’ per spiegare alla superiora che, con i mezzi che avevamo disponibili, difficilmente si poteva fare di più, ed ora io e Nicola siamo segregati in camera, con la proibizione assoluta di uscire, se non per mangiare o per fare pipì.
Ma, in compenso ci siamo divertiti come matti, ora stiamo pensando a come costruire il cannocchiale di Galileo: con due lenti, una positiva come obiettivo ed una negativa per oculare e, con la messa a fuoco idraulica, iniettando più o meno acqua nella lente oculare.
Appena il cannocchiale sarà completo, ve ne daremo doverosa notizia.
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