Geber
2021-05-05 11:29
L'idromele, come dice il nome, è una miscela di miele, acqua e lievito. È anche conosciuto come "Acqua di Aron" o "Acquawussler". È forse il fermentato più antico del mondo, ancor di più della birra, in quanto non era necessaria la coltivazione per poterlo produrre e nell'antichità era noto come "la bevanda degli dèi". Come dicevo anche altrove, la ricetta è di per sé banale ma vi sono innumerevoli varianti, ciascuna con il proprio nome: braggot (miele e malto), melomel (miele e frutta), metheglin (miele e spezie). L'idromele oggi si prepara in modo razionale e seguendo metodi precisi, adottati in parte dalle tecniche di vinificazione in bianco, in quanto, essendo una bevanda alcolica la cui gradazione varia da 8 a 17% V/V, condivide alcuni dei suoi paramenti tecnologici con il vino; ma per il resto non ha più nulla a che spartire col vino. Il miele ha delle caratteristiche chimiche che lo rendono, una volta disciolto in acqua, un mosto vero e proprio: zuccheri fermentescibili, amminoacidi e sostanze azotate derivanti dal polline. Inoltre, nel miele sono già presenti popolazioni di lieviti indigeni, detti lieviti osmofili. Una volta che si prepara il mosto di miele, aggiungendo acqua, i lieviti e gli altri microrganismi si trovano in un ambiente ideale per vivere e, nel caso specifico dei lieviti, si assiste ad una fase di respirazione e ad una fase anaerobica di fermentazione, dove essi consumano il glucosio e lo convertono in alcole etilico ed anidride carbonica, producendo calore. I lieviti osmofili appartengono alla vasta famiglia dei saccaromiceti, ma si cerca comunque, in fase di produzione, di assicurare una buona conduzione di fermentazione a carico solo di ceppi di lievito selezionati, di solito dei lieviti secchi attivi (LSA) Saccharomyces cerevisiae o Saccharomyces bayanus. La propoli, presente nel miele, ha un'azione antisettica, infatti la fermentazione dell'idromele a temperatura di circa 20 °C si protrae per un tempo più lungo rispetto al vino, proprio per la presenza delle sostanze della propoli che vanno ad ostacolare la normale moltiplicazione cellulare dei lieviti. Il pH della miscela acqua-miele si attesta intorno al 5,2 e dipende fortemente dal tipo di miele usato e dall'acqua; tale valore è piuttosto elevato per una buona fermentazione, ma non la rende comunque impossibile. Per questo motivo, occorre riportare il pH verso valori più bassi con un'acidificazione (il valore ottimale è circa 3,4). Si può acidificare usando acidi alimentari naturalmente presenti nella frutta ossia: acido citrico e acido tartarico. Questa operazione permette di stabilizzare il mosto di miele, rendendolo un mezzo adatto alla crescita solo delle forme di vita microbica utili alla buona qualità del prodotto finale. L'acqua è veramente importante, in quanto solvente e mezzo di dispersione delle sostanze indispensabili del miele, per questo è sopra ogni interesse che sia priva di impurità, limpida, che non presenti sapori o odori estranei ed è altresì opportuno che presenti caratteristiche chimico/fisiche e microbiologiche nella norma. Le acque che si prestano in misura maggiore sono quelle oligominerali, con residuo fisso inferiore ai 500 mg/l e, per tali motivi, si sconsiglia l'uso dell'acqua domestica. Se si usano mieli non trattati, quindi non industriali, può non esser necessaria la solfitazione. Dopo la solfitazione, solo se occorre, è possibile filtrare il mosto prima di avviarlo alla fermentazione oppure chiarificarlo con diverse tecniche, come l'aggiunta di bentonite, un'argilla naturale che, usata nel modo corretto, non influenza in alcun modo le caratteristiche organolettiche del prodotto; essa è quasi sempre preferibile alla filtrazione. Ottenuto il mosto pulito, si procede con l'inoculazione dei lieviti d'innesco per la fermentazione, seguita dall'aggiunta di un minimo di sali azotati. La temperatura è molto importante, come nella vinificazione in bianco, poiché controllando quest'ultima si riusciranno a conservare molte delle sostanze aromatiche che determinano gli aromi varietali dei singoli tipi di miele. Facendo fermentare l'idromele, in genere ad una temperatura di poco inferiore ai 18 °C, i composti primari subiranno trasformazioni stereochimiche, conferendo all'idromele finito gli aromi secondari, diversi a seconda del miele, dell'acqua e dei lieviti utilizzati. Lo stato della fermentazione si determina utilizzando un idrometro e la quantità di zuccheri iniziali si misura utilizzando un rifrattometro o un mostimetro babo. Il segnale che la fermentazione sta terminando, è la riduzione dell'emissione di bolle di anidride carbonica dalla massa fermentante, visibili tramite tappo gorgogliatore. Al fine di calcolare la quantità necessaria di miele per realizzare determinati gradi in alcol, si rivela fondamentale conoscere una semplice formula: miele [kg] = Ga × 24,5 × Qs × l / 10000 dove: Ga = gradazione alcolica desiderata 24,5 = numero fisso per il miele Qs = quantità di zucchero residuo l = volume del liquido, espresso in litri Tipo di idromele: Molto secco Qs (g/l): 3-6 Tipo di idromele: Secco Qs (g/l): 7-10 Tipo di idromele: Demi-sec Qs (g/l): 10-20 Tipo di idromele: Dolce Qs (g/l): 20-40 Tipo di idromele: Liquoroso Qs (g/l): > 40 Chiaramente, occorre più miele per le categorie dolce e liquoroso, che inevitabilmente avranno un contenuto in alcol nettamente superiore a un normale idromele secco; con colture di lievito fortemente alcol-tolleranti si possono raggiungere anche i 18% V/V. L'idromele, una volta finita la fermentazione, ha bisogno di tempo (determinato per esperienza e variabile a seconda del miele utilizzato) prima di essere imbottigliato e avviato al consumo fresco o all'invecchiamento, in ambienti freschi, al riparo dalla luce del sole e con un'umidità elevata. In questa fase, emergono gli aromi terziari, che contribuiscono al bouquet. Attrezzatura necessaria per iniziare (classico in dama da 5L):
- 2 dame di vetro da 5L
- Tappo con gorgogliatore
- Caraffa graduata
- Imbuto
- Sanitizzante (metabisolfito o altro usato di solito per la birra o in enologia comunque)
- Tubo per il travaso
- 2kg di miele (Va bene per iniziare quello millefiori)
- Lievito (3g di ZYMOFERM BAYANUS)
- 3L di acqua (meglio usare quella in bottiglia)
- Prima parentesi: Questo passaggio provocherà la precipitazione delle proteine e una chiarificazione del fermentato; inoltre si dovrebbero inattivare eventuali lieviti selvatici o batteri estranei che potrebbero causare una cattiva riuscita del prodotto senza però rovinare l’aroma dello stesso.
- Non è male far scaldare il barattolo di miele a bagnomaria per qualche minuto oppure versarci dentro dell’acqua calda per riuscire a raccogliere tutto il miele.
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