Dott.MorenoZolghetti
2014-01-02 12:54
Perdonate il ritardo, ma mi ci sono voluti un paio di giorni per metabolizzare l’interessantissimo discorso della Cariatide di Stato, puntualmente letto proprio sul finire dell’anno solare. Un nuovo fresco anno è cominciato, peccato che ci siano sempre gli stessi volti ottuagenari a ricordarcelo. Il buon gusto di togliersi dalle sfere, ormai divenute planetarie, neppure li sfiora. Stanno lì attaccati alla loro poltroncina dorata e pontificano, leggendo letterine commoventi di miserabili inghiottiti dai debiti. Nessuno che si senta responsabile per il disastro economico che l’Italia sta vivendo da vent’anni. Già perché non è da qualche mese che siamo con le pezze al culo, noi miserabili. E loro parlano da vent’anni e intanto il Bel Paese va a meretrici, ma sempre con un certo stile, mica siamo greci noi! Io non mi occupo di politica, né sono un fine economista, ma mi arrangio con quello che so per gestire le mie miserie. Ascolto e medito. Aumentano le tasse, ma poi ci dicono che sono diminuite e che ancora diminuiranno. Che bello! E poi aumentano le accise, ma ci dicono che i consumi non sono in calo, anzi in leggera ripresina. Evvai! Poi uno dei guru si sveglia e dice: aumentiamo le sigarette, un altro propone di aumentare la benzina e il gas, un altro ancora ritocca il costo dell’energia e quello dei giochi a premio. Ma sì, siamo tutti felici ugualmente: biglietti della lotteria nazionale esauriti (almeno qui a Torino) da quasi un mese! Gli italiani giocano, sono contenti. Poi c’è lo zampone Fiorucci con le lenticchie (cinesi) e lo spumante rigorosamente italiano… Gancia! Che ci frega della crisi? Tra il colesterolo e le bollicine noi non stiamo certo a pensare alla crisi. Forse qualche pensierino lo hanno avuto quelli di Cortina, al buio per ore e ore, costretti a usare le batterie del ferrarino per avere un po’ di corrente per tenere accesa la TV. C’è chi ha dovuto bruciare qualche mobile Luigi XVI e la pelliccia di visone (quella di tutti i giorni…) per godere un mite tepore nella baita da trecento metrini quadratini. Robe che capitano, direbbe Guareschi.
Solo che noi italiani siamo un po’ citrulli e ci beviamo tutto quello che ci viene raccontato e soprattutto crediamo ciecamente a quanto ci viene nascosto. Per hobby mi occupo di alimentazione, visto che consumo (purtroppo) due pasti al giorno e mi preoccupo non poco per quello che mangio, quindi leggo spesso le etichette sui prodotti. La cosa che salta all’occhio più di ogni altra cosa sono le innumerevoli bandierine che ci fanno l’occhiolino tra gli scaffali dei negozi. Tutto e solo MADE IN ITALY, così sai quello che mangi e, anche se ti costa un po’ di più, almeno non è roba cinese.
Questo è quello che conta, ma c’è un problemino: dalla degli anni Ottanta l’Italia ha venduto (o svenduto) i suoi prestigiosi marchi ad acquirenti esteri facoltosi e desiderosi di affermarsi nel mondo. Abbiamo cominciato nel 1985 con la INVERNIZZI (passata all’americana Kraft e poi ceduta alla francese Lactalis nel 2003), poi tre anni dopo con la BUITONI, la PERUGINA e l’ANTICA GELATERIA DEL CORSO (passate all’elvetica Nestlè), poi è toccato alla STOCK (venduta alla tedesca Eckes e poi subito rivenduta all’americana Oaktree Capital Management) ben venti anni fa. Nel 1998 la Nestlè si è comprata anche la SAN PELLEGRINO e la LOCATELLI. Se vi siate fatti di recente una bionda PERONI, sappiate che dal 2003 è di un gruppo sudafricano (SABMiller) e se volete condirvi un’insalatina leggera, fate attenzione: la SASSO e la CARAPELLI sono spagnole (gruppo SOS) dal 2006, mentre la BERTOLLI lo è dal 2008 Un formaggino fresco? FATTORIE SCALDASOLE o GALBANI sono francesi (Andros e LActalis, rispettivamente) già dal 2006. Fatevi una pizza allora, quello si che è un prodotto italiano, ma che non sia ITALPIZZA che è inglese dal 2008 (Bekkavor). RIGAMONTI SALUMIFICIO SPA è brasiliana dal 2008, grazie a un giro internazionale avvenuto per il tramite della olandese Hitaholb Internazional. Se vi viene voglia di farvi un ORZO BIMBO sappiate che state foraggiando dal 2008 la Nutrition&Santè S.A. del gruppo Novartis, che solitamente spaccia farmaci (su cui è mio preciso dovere deontologico tacere!). Un piatto di pasta della DELVERDE INDUSTRIE ALIMENTARI SPA, dal 2009 porta soldi all’argentina Molinos Rio de la Plata, mentre il formaggio (parmigiano reggiano o grana padano che sia) che ci grattugiate sopra, se marchiato FERRARI GIOVANNI INDUSTRIA CASEARIA SPA, dal 2010 porta denari alla francese Bongrain Europe Sas per una quota del 27%. E’ francese anche il 95% della BOSCHETTI ALIMENTARE (Financière Lubersac) e il 49% della ERIDANIA ITALIA SPA (Cristalalco Sas), cedute nel 2011. Nello stesso anno PARMALAT, dopo il famoso scandalo finanziario, è passata alla francese Lactalis, la GANCIA è stata acquistata per il 70% da un signore russo, tale Rustam Tariko, e la FIORUCCI SALUMI è passata alla spagnola Campofrio Food Holding S.L.
Veniamo alle cose più recenti: nel 2012 la STAR è passata per una quota del 75% in mani spagnole (gruppo Agroalimen), la ESKIGEL con i suoi gelati per la grande distribuzione è divenuta proprietà di un gruppo di banche inglesi e la PELATI AR ANTONIO RUSSO è controllata al 51% dalla giapponese Mitsubishi. E nell’anno appena concluso, cosa ci siamo venduti? Beh, solo il 25% della RISO SCOTTI, passata dalle mani dell’omonima famiglia pavese e ora in quelle spagnole del colosso Ebro Foods e il marchio CHIANTI CLASSICO della zona a denominazione di origine controllata e garantita “Gallo nero”, nel cuore della Toscana, prima di proprietà dell’azienda agricola Casanova – La Ripintura di Greve di Chianti e ora passata a un imprenditore cinese che si occupa di farmaci a Hong Kong.
Che dire? Non ci resta che fare quattro passi in centro, magari in via Montenapoleone a Milano, dove c’è l’antica e rinomata pasticceria confetteria COVA, passata sei mesi fa alla multinazionale del lusso LVMH e tirare dritto. Sono però convinto che la proposta di quel gruppo parlamentare che ha pensato di poter emergere dalla crisi vendendo il patrimonio storico della vecchia Italia sia da tenere in considerazione. Io sono convinto che ci possa davvero aiutare a prendere una boccata di ossigeno. E comincerei proprio da alcuni palazzi romani, magari da quello ampio e luminoso, sito sul colle Quirinale. A una condizione: che gli acquirenti esteri si piglino anche le mummie che custodisce cucite alle imbottiture delle poltrone dorate.
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