10 luglio 1976

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quimico

2015-07-10 15:24

Seveso, 10 luglio 1976: filmato inedito sul disastro della diossina

Proiettato per la prima volta un video in Super8, ora digitalizzato, girato dal chimico Michele Riva, chiamato a valutare i danni causati dall’esplosione del reattore Icmesa.

http://video.corriere.it/seveso-76-video-inedito-pochi-giorni-disastro/4ee09e76-26db-11e5-b94a-8cedf57f8ffd

Una Seveso spettrale, dove uomini in tuta integrale bianca e gialla girano tra le case evacuate ed esposte al disastro della diossina per raccogliere campioni, tra gli animali morti e in un silenzio rotto solo dalle comunicazione radio. Sono alcune scene tratte da un filmato inedito della terribile estate di Seveso del 1976, girato pochi giorni dopo l’esplosione del reattore dell’Icmesa, che sarà proiettato il giorno dell’anniversario, venerdì 10 luglio, a Meda per la prima volta proprio davanti all’ultimo pezzo di muro della fabbrica, in un’iniziativa promossa dal coordinamento «No Pedemontana», Cinemambulante e BMovies nel 39° anniversario del disastro ambientale. È un vecchio Super8, realizzato un po’ avventurosamente dal professor Michele Riva, tra i massimi esperti internazionali di chimica e membro del comitato tecnico chiamato allora dalla Regione Lombardia per comprendere le dimensioni della vicenda e proporre i primi interventi. La bobina, finita in un armadio di casa Riva, dopo la morte del professore è stata poi recuperata dal figlio Marco. «Mio padre era anche un grande appassionato di video e fotografia. Nonostante i divieti ufficiali cercò di documentare il lavoro che svolse insieme con i suoi collaboratori nella cosiddetta zona A, la più colpita. Ricordo la sua preoccupazione nell’operare in quella zona bardato dalla testa ai piedi. Questa vicenda dalla diossina, mi diceva, durerà per decenni».

Il filmato, consegnato a uno dei tanti comitati ambientalisti attivi in zona, dopo essere stato converto in digitale sarà pronto per la sua prima proiezione pubblica, in una giornata nella quale saranno diversi gli appuntamenti promossi a memoria dell’evento tra testimonianze, balli e mostre. Al centro delle preoccupazioni degli abitanti e delle associazioni della zona, a 39 anni dall’evento, resta il progetto di realizzazione di un tratto della Pedemontana su terreni non bonificati e dove sono state ufficialmente riscontrate ingenti concentrazioni di diossina. Gli sbancamenti di queste aree rimetterebbero in circolo le molecole di veleno che ora giacciono sotto pochi centimetri di terra con elevati rischi per la salute. Sulla vicenda è in corso da anni un braccio di ferro con la Regione. Il tema è al primo punto anche dell’appuntamento alle 16.30 di venerdì, promosso dal Comune di Seveso e dal gruppo di «Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile» al Bosco delle Querce, sorto sopra le vasche dove vennero interrate le macerie degli immobili e le carcasse degli animali colpiti dalla diossina. Un dibattito che poi si trasformerà in visita guidata e, alle 21 a Villa Dho, in via dei Castagni sempre a Seveso, in una festa con «Il Tango della Memoria».

Sono passati quasi 40 anni ma la storia non cambia mai. L'uomo è sempre più artefice del proprio destino, spesso fatale. E mi vergogno di essere uomo.

Fortunatamente, non siamo sempre causa di male.

Forse non sapete che l'incidente non accadde a Seveso, ma nella vicina Meda. Ma per non macchiare il buon nome di Meda, si diede la colpa alla vicina Seveso, polo industriale.

Io abito a pochi km da queste zone. Tutto sommato, è una bella zona. Forse un po' trafficata a causa della SS Milano-Meda che ci passa in mezzo.

Che la diossina sia una sostanza cancerogena è stato affermato anche dall’International Agency for Research on Cancer. Il TCDD in particolare è pericoloso anche in piccole dosi, e la quantità totale fuoriuscita dalla fabbrica di Seveso, che secondo le prime informazioni era di soli 300 grammi, oggi è stimata intorno ai 15 o anche 18 chili.

 

Gli effetti immediati sulla popolazione sono stati evidenti soprattutto da un punto di vista dermatologico: già dopo due giorni sono comparsi i primi casi di cloracne, una malattia di cui è documentata la correlazione con la diossina. Oggi in totale il numero di casi di cloracne è salito a 193.

 

I dati epidemiologici sulla mortalità

Per valutare la mortalità a lungo termine legata alla diossina sono stati realizzati vari studi. Il primo copre gli anni fino al 1986, il secondo fino al 1991, il terzo arriva fino al 1996 e il quarto, che al momento è il più aggiornato, fino al 2001: copre quindi un periodo di 25 anni, ed è stato condotto sulla popolazione esposta alla diossina (divisa in zona A, zona B e zona R a seconda del grado di contaminazione della zona di abitazione) e su una popolazione di riferimento non esposta.

http://aje.oxfordjournals.org/content/129/6/1187.full.pdf+html?ijkey=2bf6923b0f52fa0498872e67d8f77c50aefaa3b4

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9345664?dopt=Abstract

http://aje.oxfordjournals.org/content/153/11/1031.full?ijkey=5fa8a5916e4672cc62cfe16cefb166e4a4f878c3

http://aje.oxfordjournals.org/content/167/7/847.full

 

Il programma di monitoraggio ha coinvolto circa 280.000 persone nell’area brianzola, di cui quasi 6.000 residenti nelle aree più colpite. La ricerca ha preso in esame il 99% di tutti i soggetti coinvolti.

 

In base ai dati più recenti, il risultato più significativo riguarda l’incremento nelle zone più inquinate di neoplasie del tessuto linfatico ed emopoietico, in particolare per le donne: nella zona A (quella immediatamente intorno al luogo dell’incidente) il rate ratio è di 3,17, e nella zona B (quella più vasta intorno alla zona A) di 1,94. Il dato più alto riguarda i linfomi non-Hodgkin nella zona A (rate ratio di 4,45), mentre nella zona B il rate ratio per tutti i linfomi è di 2,14 e per i mielomi di 3,07. Fra gli uomini, l’unico dato in eccesso significativo riguarda la mortalità per leucemie, con un rate ratio di 2,07 nella zona B.

 

Gli effetti dell’incidente di Seveso però non si limitano ai tumori: nelle zone A e B sono stati osservati anche incrementi della mortalità per malattie circolatorie nei primi anni dopo l’incidente, di malattie croniche ostruttive dei polmoni e di diabete mellito fra le donne.

Lo studio quindi conferma il rischio tossico e carcinogenico dell’esposizione a TCDD nell’uomo.

 

L’epidemiologo Luigi Bisanti, che ha lavorato a Seveso negli anni immediatamente successivi all’incidente, racconta come in seguito all’incidente in Italia si sia arrivati alla nascita dell’epidemiologia e di una coscienza ambientalista. E soprattutto descrive come l’incidente ha segnato la vita di migliaia di persone.

http://www.epicentro.iss.it/leggere/pdf/Seveso_PG.pdf

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