2015-04-01, 19:25
Come area distinta, la Chimica Supramolecolare risale alla fine degli anni '60 del Novecento, sebbene possano essere trovati esempi precedenti di sistemi supramolecolari all'inizio della Chimica moderna, per esempio, la scoperta del cloro clatrato idrato, l'inclusione di cloro all'interno di un reticolo cristallino dell'acqua solida, da parte di Sir Humphrey Davy nel 1810. Quindi, che cosa è la Chimica Supramolecolare?
È stata descritta come la ‘chimica al di là della molecola’, per cui una ‘supermolecola’ è una specie che è tenuta assieme da interazioni non covalenti tra due o più molecole covalenti o ioni. Può essere anche descritta come ‘chimica lego™’ in cui ogni mattone lego™ rappresenta un mattone di costruzione molecolare e questi mattoni sono tenuti assieme da interazioni intermolecolari (legami), di natura reversibile, a formare un aggregato supramolecolare. Questi legami intermolecolari includono interazioni elettrostatiche, legami ad idrogeno, interazioni π–π, interazioni di dispersione ed effetti idrofobici o solvofobici.
La Chimica Supramolecolare è un campo multidisciplinare che ha avuto un impatto su diverse altre discipline, come le aree tradizioniali di chimica organica ed inorganica, necessarie per sintetizzare i precursori per una supermolecola, chimica fisica, per capire le proprietà di sistemi supramolecolari e la modellazioni computazionale per capire il comportamento di complessi supramolecolari. Molta chimica biologica coinvolge concetti supramolecolari ed in aggiunta un grado di conoscenza tecnica è richiesta al fine di applicare sistemi supramolecolari al mondo reale, come lo sviluppo di dispositivi nanotecnologici.
La Chimica Supramolecolare può essere divisa in due grandi categorie; chimica host–guest e self-assembly. La differenza tra queste due aree è una questione di dimensione e forma. Se una molecola è significativamente più grande di un'altra e può avvolgerla attorno ad essa allora è chiamata l'‘host’ e la molecola più piccola è il suo ‘guest’, che diventa avvolta dal suo host. Una definizione di host/guest fu data da Donald Cram, il quale disse La componente host è definita come una molecola organica o uno ione i cui siti leganti convergono nel complesso... La componente guest è una qualsiasi molecola o uno ione i cui siti leganti divergono nel complesso. Un sito legante è una regione dell'host o del guest che è della dimensione, geometria e natura chimica corretta per interagire con le altre specie.
I complessi host–guest includono sistemi biologici, come gli enzimi ed i loro substrati, con gli enzimi che sono gli host ed i substrati i guest. In termini di chimica di coordinazione, i complessi metallo–ligando possono essere pensati come specie host–guest, dove i grossi ligandi (spesso macrociclici) agiscono da host per cationi metallici. Se l'host possiede una cavità molecolare permanente contenente specifici siti leganti per i guest, allora esso generalmente si comporterà da host sia in soluzione che nello stato solido e c'è un ragionevole probabilità che le strutture in soluzione e allo stato solido saranno simili l'una all'altra. D'altra parte, la classe di composti di inclusione allo stato solido esibiscono solo un comportamento host–guest come solidi cristallini dato che il guest è legato all'interno di una cavità che è formata come risultato di un buco nell'impacchettamento della struttura cristallino dell'host. Tali composti sono generalmente chiamati clatrati dal Greco klethra, che significa ‘barre’. Dove non esiste una differenza significativa in dimensione e nessuna specie sta agendo da host per un'altra, il legame non covalente che unisce due o più specie è chiamata self-assembly. Strettamente, il self-assembly è un equilibrio tra due o più componenti molecolari per produrre un aggregato con una struttura che è dipendente solo dall'informazione contenuta all'interno dei mattoni di costruzione chimici. Il processo è di solito spontaneo ma potrebbe essere influenzato dagli effetti della solvatazione o della templazione o nel caso di solidi da processi di nucleazione e di cristallizzazione.
La stessa Natura è piena di sistemi supramolecolari, per esempio, l'acido desossiribonucleico (DNA) è formato da due filamenti che si auto-assemblano tramite legami ad idrogeno ed interazioni aromatiche dovute all'impilamento a formare la famosa struttura a doppia elica. L'ispirazione per molte altre specie supramolecolari progettate e sviluppate dai chimici sono nate da sistemi biologici.
È stata descritta come la ‘chimica al di là della molecola’, per cui una ‘supermolecola’ è una specie che è tenuta assieme da interazioni non covalenti tra due o più molecole covalenti o ioni. Può essere anche descritta come ‘chimica lego™’ in cui ogni mattone lego™ rappresenta un mattone di costruzione molecolare e questi mattoni sono tenuti assieme da interazioni intermolecolari (legami), di natura reversibile, a formare un aggregato supramolecolare. Questi legami intermolecolari includono interazioni elettrostatiche, legami ad idrogeno, interazioni π–π, interazioni di dispersione ed effetti idrofobici o solvofobici.
La Chimica Supramolecolare è un campo multidisciplinare che ha avuto un impatto su diverse altre discipline, come le aree tradizioniali di chimica organica ed inorganica, necessarie per sintetizzare i precursori per una supermolecola, chimica fisica, per capire le proprietà di sistemi supramolecolari e la modellazioni computazionale per capire il comportamento di complessi supramolecolari. Molta chimica biologica coinvolge concetti supramolecolari ed in aggiunta un grado di conoscenza tecnica è richiesta al fine di applicare sistemi supramolecolari al mondo reale, come lo sviluppo di dispositivi nanotecnologici.
La Chimica Supramolecolare può essere divisa in due grandi categorie; chimica host–guest e self-assembly. La differenza tra queste due aree è una questione di dimensione e forma. Se una molecola è significativamente più grande di un'altra e può avvolgerla attorno ad essa allora è chiamata l'‘host’ e la molecola più piccola è il suo ‘guest’, che diventa avvolta dal suo host. Una definizione di host/guest fu data da Donald Cram, il quale disse La componente host è definita come una molecola organica o uno ione i cui siti leganti convergono nel complesso... La componente guest è una qualsiasi molecola o uno ione i cui siti leganti divergono nel complesso. Un sito legante è una regione dell'host o del guest che è della dimensione, geometria e natura chimica corretta per interagire con le altre specie.
I complessi host–guest includono sistemi biologici, come gli enzimi ed i loro substrati, con gli enzimi che sono gli host ed i substrati i guest. In termini di chimica di coordinazione, i complessi metallo–ligando possono essere pensati come specie host–guest, dove i grossi ligandi (spesso macrociclici) agiscono da host per cationi metallici. Se l'host possiede una cavità molecolare permanente contenente specifici siti leganti per i guest, allora esso generalmente si comporterà da host sia in soluzione che nello stato solido e c'è un ragionevole probabilità che le strutture in soluzione e allo stato solido saranno simili l'una all'altra. D'altra parte, la classe di composti di inclusione allo stato solido esibiscono solo un comportamento host–guest come solidi cristallini dato che il guest è legato all'interno di una cavità che è formata come risultato di un buco nell'impacchettamento della struttura cristallino dell'host. Tali composti sono generalmente chiamati clatrati dal Greco klethra, che significa ‘barre’. Dove non esiste una differenza significativa in dimensione e nessuna specie sta agendo da host per un'altra, il legame non covalente che unisce due o più specie è chiamata self-assembly. Strettamente, il self-assembly è un equilibrio tra due o più componenti molecolari per produrre un aggregato con una struttura che è dipendente solo dall'informazione contenuta all'interno dei mattoni di costruzione chimici. Il processo è di solito spontaneo ma potrebbe essere influenzato dagli effetti della solvatazione o della templazione o nel caso di solidi da processi di nucleazione e di cristallizzazione.
La stessa Natura è piena di sistemi supramolecolari, per esempio, l'acido desossiribonucleico (DNA) è formato da due filamenti che si auto-assemblano tramite legami ad idrogeno ed interazioni aromatiche dovute all'impilamento a formare la famosa struttura a doppia elica. L'ispirazione per molte altre specie supramolecolari progettate e sviluppate dai chimici sono nate da sistemi biologici.