2012-04-18, 12:42
Saluto tutti con estremo piacere
Desidero cominciare con qualcosa di meraviglioso che mi ha letteralmente stupito quando ho letto questo procedimento anni or sono e soprattutto quando ho avuto modo di verificarlo in laboratorio.
Ero sempre stato attratto dalla possibilità di identificare con abbastanza selettività i cationi metallici in soluzione. Purtroppo la maggior parte dei reattivi colorimetrici non sono specifici e presentano una certa sensibilità anche per altri tipi di cationi.
In modo particolare l’oro è un catione che per identificarlo per via umida è necessario adoperarsi con laboriosi accorgimenti.
E’ noto che per identificare l’oro in una soluzione si adopera il metodo della porpora di cassio che consiste nell’instillare alcune gocce di Cloruro Stannoso all’interno della provetta contenente il campione. Si forma a tal punto un precipitato colloidale dal caratteristico coloro rosso viola. La procedura è un po’ più impegnativa di quello che sto descrivendo e riesce a identificare pochi ppm di oro. Per mia esperienza diretta ho notato che la soluzione deve contenere almeno 10 – 20 ppm per avere un precipitato che ci assicuri della presenza di oro.
Ma non formalizziamoci su questo metodo poiché voglio parlarvi di un metodo di identificazione dell’oro molto curioso che sembra sia stato usato nell’antichità ancora prima che nascesse la chimica analitica.
In Arabia, in Persia e nelle regioni dell’alto Egitto c’è una pianta molto famosa che si chiama Assa Foetida. E’ una ombrellifera molto appariscente che è presente anche nella nostra penisola ma purtroppo è localizzata prevalentemente nelle isole e nel sud in modo particolare verso il mare. La varietà italiana che io ho adoperato, trovata sull’autostrada Roma-Bari all’interno della regione Puglia, è la cosiddetta Ferula Italica. Sembra che questa specie funzioni benissimo identicamente al capostipite che abbiamo prima nominato.
Si deve lavorare la radice ma io ho ottenuto interessanti risultati anche utilizzando parte del fusto tagliato nei pressi della radice. Ho raccolto circa 20 centimetri di fusto e l’ho tagliato a piccoli tronchetti. Li ho posti all’interno di un contenitore in vetro chiuso dove è stato posto dell’alcole etilico puro per liquori. E’ stato fatto fermentare per circa 48 ore. Al termine di questa fase il contenitore è stato posto a bagnomaria tiepido per un ora circa ed infine il liquido rosastro chiaro è stato filtrato utilizzando un filtro da 8micrometri.
Il reattivo per l’oro è pronto.
A tal punto per fare l’analisi si instilla un paio di ml di questa soluzione alcolica al contenuto di una provetta contenente circa 4 ml della soluzione da verificare. Si riscalda tenuamente la provetta. L’oro è identificato da una sospensione color viola caratteristica. Se la provetta viene posta a riposo si osserva dopo alcuni giorni un precipitato sul fondo viola/blu
Mostro di seguito una tabella che illustra il comportamento della soluzione alcolica di Assa Foetida e dal quale viene evidenziato la specificità nei confronti dell’oro. Purtroppo non ho foto poiché queste prove le ho fatte numerosi e numerosi anni or sono. Preciso che le soluzioni dei cationi sono state preparate utilizzando acqua regia.
Oro > Viola
Ferro II e Ferro III > Nessun precipitato
Rame> Nessun precipitato
Nichel> soluzione Verde chiaro
Itterbio > Precipitato chiaro
Magnesio > Nessun precipitato
Titanio > Soluzione biancastra
Cromo IV > Nessun precipitato
Litio > Nessun precipitato
Alluminio > Nessun precipitato
Manganese > Nessun precipitato
Bismuto > Soluzione biancastra
Piombo > soluzione giallo chiaro
Zinco > Nessun precipitato
Tungsteno III > Nessun precipitato
Cobalto > Nessun precipitato
Tutto questo può farci compiere delle interessanti riflessioni e soprattutto meditare attentamente su alcune possibilità.
In mitologia si racconta che Prometeo rubò il “fuoco” agli dei e lo portò sulla terra racchiuso all’interno del fusto dell’Assa Foetida. Che cosa sorprendente quanto appena detto e quale brillamento proveranno nel cuore coloro che dotati di sensibilità intuiranno i profondi arcani contenuti in questi messaggi.
Sarebbe interessante approfondire questa indagine per verificare l’eventualità di qualche interferenza e scoprire se il metodo e veramente così specifico.
Voglio inviare a tutti voi i miei saluti più cordiali e un abbraccio infinito.
Desidero cominciare con qualcosa di meraviglioso che mi ha letteralmente stupito quando ho letto questo procedimento anni or sono e soprattutto quando ho avuto modo di verificarlo in laboratorio.
Ero sempre stato attratto dalla possibilità di identificare con abbastanza selettività i cationi metallici in soluzione. Purtroppo la maggior parte dei reattivi colorimetrici non sono specifici e presentano una certa sensibilità anche per altri tipi di cationi.
In modo particolare l’oro è un catione che per identificarlo per via umida è necessario adoperarsi con laboriosi accorgimenti.
E’ noto che per identificare l’oro in una soluzione si adopera il metodo della porpora di cassio che consiste nell’instillare alcune gocce di Cloruro Stannoso all’interno della provetta contenente il campione. Si forma a tal punto un precipitato colloidale dal caratteristico coloro rosso viola. La procedura è un po’ più impegnativa di quello che sto descrivendo e riesce a identificare pochi ppm di oro. Per mia esperienza diretta ho notato che la soluzione deve contenere almeno 10 – 20 ppm per avere un precipitato che ci assicuri della presenza di oro.
Ma non formalizziamoci su questo metodo poiché voglio parlarvi di un metodo di identificazione dell’oro molto curioso che sembra sia stato usato nell’antichità ancora prima che nascesse la chimica analitica.
In Arabia, in Persia e nelle regioni dell’alto Egitto c’è una pianta molto famosa che si chiama Assa Foetida. E’ una ombrellifera molto appariscente che è presente anche nella nostra penisola ma purtroppo è localizzata prevalentemente nelle isole e nel sud in modo particolare verso il mare. La varietà italiana che io ho adoperato, trovata sull’autostrada Roma-Bari all’interno della regione Puglia, è la cosiddetta Ferula Italica. Sembra che questa specie funzioni benissimo identicamente al capostipite che abbiamo prima nominato.
Si deve lavorare la radice ma io ho ottenuto interessanti risultati anche utilizzando parte del fusto tagliato nei pressi della radice. Ho raccolto circa 20 centimetri di fusto e l’ho tagliato a piccoli tronchetti. Li ho posti all’interno di un contenitore in vetro chiuso dove è stato posto dell’alcole etilico puro per liquori. E’ stato fatto fermentare per circa 48 ore. Al termine di questa fase il contenitore è stato posto a bagnomaria tiepido per un ora circa ed infine il liquido rosastro chiaro è stato filtrato utilizzando un filtro da 8micrometri.
Il reattivo per l’oro è pronto.
A tal punto per fare l’analisi si instilla un paio di ml di questa soluzione alcolica al contenuto di una provetta contenente circa 4 ml della soluzione da verificare. Si riscalda tenuamente la provetta. L’oro è identificato da una sospensione color viola caratteristica. Se la provetta viene posta a riposo si osserva dopo alcuni giorni un precipitato sul fondo viola/blu
Mostro di seguito una tabella che illustra il comportamento della soluzione alcolica di Assa Foetida e dal quale viene evidenziato la specificità nei confronti dell’oro. Purtroppo non ho foto poiché queste prove le ho fatte numerosi e numerosi anni or sono. Preciso che le soluzioni dei cationi sono state preparate utilizzando acqua regia.
Oro > Viola
Ferro II e Ferro III > Nessun precipitato
Rame> Nessun precipitato
Nichel> soluzione Verde chiaro
Itterbio > Precipitato chiaro
Magnesio > Nessun precipitato
Titanio > Soluzione biancastra
Cromo IV > Nessun precipitato
Litio > Nessun precipitato
Alluminio > Nessun precipitato
Manganese > Nessun precipitato
Bismuto > Soluzione biancastra
Piombo > soluzione giallo chiaro
Zinco > Nessun precipitato
Tungsteno III > Nessun precipitato
Cobalto > Nessun precipitato
Tutto questo può farci compiere delle interessanti riflessioni e soprattutto meditare attentamente su alcune possibilità.
In mitologia si racconta che Prometeo rubò il “fuoco” agli dei e lo portò sulla terra racchiuso all’interno del fusto dell’Assa Foetida. Che cosa sorprendente quanto appena detto e quale brillamento proveranno nel cuore coloro che dotati di sensibilità intuiranno i profondi arcani contenuti in questi messaggi.
Sarebbe interessante approfondire questa indagine per verificare l’eventualità di qualche interferenza e scoprire se il metodo e veramente così specifico.
Voglio inviare a tutti voi i miei saluti più cordiali e un abbraccio infinito.