Ditionito sodico

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EdoB

2017-04-12 15:59

Allora oggi ho trovato nel mio bel laboratorio(ex lavanderia) una busta di un prodotto per il bucato, sul retro c'è scritto che contiene Ditionito sodico. Mi sono informato e ho scoperto che è mescolato a carbonato di sodio. Il tutto si presenta come una polvere bianca che a causa dell'Umidità ha fatto dei grumi. Ne ho messo pochissimo in una provetta e ho aggiunto acqua per dissolverlo. Si forma una soluzione incolore limpida. Ne ho preso un altro po' in una provetta e ho aggiunto HCl diluito. Inizialmente si sviluppa CO2 e alla fine SO2(pochissima, appena abbastanza per avvertirne la presenza col naso e per colorare una cartina indicatrice di rosso). Dopo poco nella provetta si è formato un precipitato di un giallo chiarissimo. Dopo aver letto su Wiki che si trattava di zolfo ho provato a scioglierlo in cloroformio ma invece di sciogliersi si è coagulato in una massa gialla. Ho anche letto che è leggermente solubile in etanolo.

Per testare la presenza di tensioattivi ho utilizzato un metodo descritto in un'altra thread: ho aggiunto cloroformio e blu di metilene ma dopo pochi secondi è diventato trasparente(immagino che il Ditionito abbia ridotto il blu di metilene alla sua forma leuco). Detto ciò vi pongo le seguenti domande:

-riesco a estrarre il Ditionito con etanolo?

-puro o come me lo ritrovo io ha usi interessanti(oltre che nella sintesi del luminol?)

-su Wiki dice che è infiammabile ma il mio non brucia neanche a pagarlo

Mario

2017-04-12 16:55

-riesco a estrarre il Ditionito con etanolo?

Non credo. La sua solubilità in etanolo è minima. E poi bisognerebbe conoscere anche il dato relativo al carbonato. 

-puro o come me lo ritrovo io ha usi interessanti(oltre che nella sintesi del luminol?)

Wiki è abbastanza esaustivo a riguardo.

-su Wiki dice che è infiammabile ma il mio non brucia neanche a pagarlo

Sempre che puro bruci (su questo ho dei dubbi), la mescolanza con il carbonato inibisce qualsiasi combustione.

saluti

Mario

comandantediavolo

2017-04-12 17:13

Puro, il ditionito (idrosolfito), è usato nella sbianca tessile (nome commerciale Albite®).

A parte avere una reazione abbastanza esotermica una volta solvatato in acqua, (nella quale è sicuramente più solubile che in EtOH), non penso prenda fuoco abbastanza facilmente, te lo dico perché quando lavoravo nel tessile ne usavamo in quantità al candeggio in continuo fatto in jigger e non ho mai visto nessuna fiamma, figurati mescolato con la soda ...

EdoB

2017-04-12 18:15

Grazie a entrambi per le risposte, quindi in poche parole non ci sono metodi per purificarlo(?)

Mario

2017-04-12 18:17

Da quella miscela non penso. Il problema semmai è che il tempo e sopratutto l'umidità abbiano deteriorato il prodotto.

Temo che di ditionito ne sia rimasto ben poco.

saluti

Mario

fosgene

2017-04-12 21:35

Il Chimico Modenese ha scritto:

-su Wiki dice che è infiammabile ma il mio non brucia neanche a pagarlo

Il ditionito di sodio è un solido autoriscaldante. Se lasciato all' aria questo si ossida in maniera esotermica producendo calore ed ,in grosse quantità, la temperatura potrebbe alzarsi così tanto da provocare incendi.

Per questa ragione wikipedia e i vari produttori di reagenti lo etichettano con questo pittogramma:  [Infiammabile]

Ricordo che in passato qualche incidente del genere è già successo: http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/cronaca/varese-incendio/varese-incendio/varese-incendio.html

Se non ricordo male anche K2S ed FeO finemente 

suddivisi hanno la medesima proprietà.

I seguenti utenti ringraziano fosgene per questo messaggio: NaClO

luigi_67

2017-04-13 06:34

Concordo con quanto riportato da fosgene: il composto in questione è "autoriscaldante", può cioè generare calore durante la decomposizione se ad esempio è esposto all'aria e potrebbe prendere fuoco egli stesso o fungere da innesco per incendi.

Quello che ho io, della Merck, è commercializzato ben chiuso in una busta di plastica contenuta in un barattolo metallico. Sinceramente non ho mai fatto questa prova ma potrei sacrificare qualche grammo di prodotto e vedere effettivamente cosa può accadere.

Se il composto è però miscelato con altri prodotti inerti come nel caso del chimico modenese, non penso possa dar luogo a questo tipo di problema.

Per completezza vi allego la scheda di sicurezza del prodotto.

Un saluto

Luigi

SDS_Sodio ditionito.PDF
SDS_Sodio ditionito.PDF

LuiCap

2017-04-13 08:29

In aggiunta a quanto già scritto da Fosgene, ricordo che le sostanze e le miscele che riportano il pittogramma SGH02 [Infiammabile] sono:

Gas infiammabile: un gas o una miscela di gas con un campo di infiammabilità con l’aria a 20°C e a una pressione normale di 101,3 kPa.

Aerosol infiammabili: gli aerosol, vale a dire i generatori di aerosol, sono recipienti non ricaricabili in metallo, vetro o materia plastica, contenenti un gas compresso, liquefatto o disciolto sotto pressione, con o senza liquido, pasta o polvere e muniti di un dispositivo di dispersione che permette di espellere il contenuto sotto forma di particelle solide o liquide in sospensione in un gas, sotto forma di schiuma, pasta o polvere, o allo stato liquido o gassoso.

Liquido infiammabile: un liquido avente un punto di infiammabilità(1) non superiore a 60°C.

Solido infiammabile: è un solido facilmente infiammabile o che può provocare o favorire un incendio per sfregamento. I solidi facilmente infiammabili sono sostanze o miscele in polvere, granulari o pastose, che sono pericolose se possono prendere fuoco facilmente per breve contatto con una sorgente d’accensione, come un fiammifero che brucia, e se la fiamma si propaga rapidamente. Le sostanze o le miscele in polvere, granulari o pastose (ad eccezione delle polveri di metalli o di leghe metalliche) sono classificate come solidi facilmente infiammabili se la durata di è inferiore a 45 secondi o se la velocità di combustione è superiore a 2,2 mm/s. Le polveri di metalli o di leghe metalliche sono classificate come solidi infiammabili quando si ha un'accensione e se la reazione si propaga su tutta la lunghezza del campione in dieci minuti o meno.

Sostanze o miscele autoreattive: sono sostanze o miscele liquide o solide termicamente instabili, che possono subire una decomposizione fortemente esotermica, anche in assenza di ossigeno (aria).

Liquido piroforico: una sostanza o miscela liquida che, anche in piccole quantità, può infiammarsi in meno di cinque minuti quando entra in contatto con l’aria.

Solido piroforico: una sostanza o miscela solida che, anche in piccole quantità, può accendersi in meno di cinque minuti quando entra in contatto con l’aria.

Sostanza o miscela autoriscaldante: una sostanza o miscela liquida o solida diversa da un liquido o solido piroforico che, per reazione con l’aria e senza apporto di energia, può autoriscaldarsi. Una tale sostanza o miscela differisce da un liquido o solido piroforico per il fatto che si accende solo se in grande quantità (chilogrammi) e dopo un lungo lasso di tempo (ore o giorni). L'autoriscaldamento di sostanze o miscele che causa una combustione spontanea è dovuto a una reazione della sostanza o miscela con l’ossigeno dell’aria e al fatto che il calore prodotto non è dissipato in maniera sufficientemente rapida nell’ambiente esterno. La combustione spontanea si produce quando il tasso di produzione di calore è superiore a quello di perdita di calore ed è raggiunta la temperatura di autoaccensione(2).

Sostanze o miscele che, a contatto con l’acqua, sviluppano gas infiammabili: le sostanze o miscele solide o liquide che, per interazione con l’acqua, possono diventare spontaneamente infiammabili o sviluppare gas infiammabili in quantità pericolose.

Perossidi organici: sostanze organiche liquide o solide che contengono il legame -O-O- e possono quindi essere considerate come derivati del perossido d’idrogeno, nei quali uno o due atomi di idrogeno sono sostituiti da radicali organici. Sotto questa denominazione sono comprese anche le miscele di perossidi organici contenenti almeno un perossido organico. I perossidi organici sono sostanze o miscele termicamente instabili che possono subire una decomposizione esotermica autoaccelerata. Inoltre, possono avere una o più delle seguenti proprietà: sono soggetti a decomposizione esplosiva; bruciano rapidamente; sono sensibili agli urti e agli sfregamenti; reagiscono pericolosamente al contatto con altre sostanze. Si considera che un perossido organico possiede proprietà esplosive se, durante le prove di laboratorio, la miscela si rivela in grado di detonare, deflagrare rapidamente o reagire violentemente al riscaldamento sotto confinamento.

(1) Punto di infiammabilità (flash point): è la temperatura minima (alla pressione di 1 atm) alla quale una sostanza produce vapori in quantità sufficiente a formare con l'aria una miscela infiammabile. Tale dato consente di stabilire se una sostanza, alla temperatura a cui viene conservata e manipolata, può dar luogo ad incendi oppure no. Sostanze aventi un punto di infiammabilità molto al di sotto della temperatura ambiente non devono essere lasciate allo scoperto, se non sotto adeguata ventilazione.

(2) Temperatura di autoaccensione (ignition temperature): è la temperatura minima alla quale i vapori di una sostanza, in miscela con l'aria nel rapporto corrispondente alla massima infiammabilità, si accendono spontaneamente e mantengono la combustione senza bisogno di ulteriore apporto di calore.

I seguenti utenti ringraziano LuiCap per questo messaggio: luigi_67, myttex, ClaudioG., NaClO

LuiCap

2017-04-13 11:12

Regolamento (CE) n. 1272/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, relativo alla classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio delle sostanze e delle miscele che modifica e abroga le direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE e che reca modifica al regolamento (CE) n. 1907/2006

http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=OJ:L:2008:353:FULL&from=IT