2014-08-19, 00:55 (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 2014-08-31, 14:54 da Dott.MorenoZolghetti.)
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dal dicembre 2013 a oggi, Ebola ha ucciso 1013 persone. Sono noti circa 1900 contagi, ma è probabile che con i numeri si stiano sottostimando i fatti. L’epidemia è partita dalla Guinea (con 340 morti accertati) e si è rapidamente estesa al Sierra Leone (233 decessi) e in Liberia (156 decessi). Ora, dopo una seconda ondata epidemica in maggio che ha coinvolto la zona di Gueckedou in Guinea, si è estesa in Nigeria, iniziando a mietere vittime (un caso accertato). In Sierra Leone la situazione è gravissima, praticamente senza controllo; dopo una prima fase epidemica e una lenta riduzione dei casi, si è riattivata la diffusione. La mortalità di Ebola è alta: in passato si è attestata al 90%, oggi è intorno al 60%. Oggi il virus è meno “cattivo” di un tempo o così pare.
Il virus Ebola è un virus emergente, della famiglia Filoviridae, genere Filovirus, cui appartiene anche il virus di Marburg. Si tratta di due virus tra i più pericolosi fra quelli noti, sia per l’alta infettività, sia per l’alta mortalità (dal 60 al 90%). Nell’uomo danno gravi febbri emorragiche a rapido decorso. Il serbatoio naturale potrebbe essere una scimmia, ma non si ha certezza di questo. Le scimmie sono soggette a infezione e la trasmissione avviene per via aerea. L’alta mortalità tra le scimmie induce a pensare a un’altra riserva, forse nei pipistrelli, nei quali si è visto che l’infezione indotta ha andamento subclinico. I virioni sono a forma filamentosa, allungata, talora con ripiegamenti e ramificazioni e forma a “6”, a “U”, a “O”, con un diametro medio di 80 nm e una lunghezza massima di 14 micron e una lunghezza minima variabile, da 790 nm per il Marburg a 970 per l’Ebola. Il nucleocapside è a forma elicoidale, relativamente rigido e presentano un pericapside di natura lipoproteina. Il genoma è costituito da una molecola di RNA lineare, negativo, di 12,7 Kb. I virioni hanno 7 proteine strutturali e una RNApolimerasi-RNAdipendente. La replicazione è citoplasmatica e i virioni lasciano la cellula per gemmazione della membrana citoplasmatica. Le cellule bersaglio sono in primo luogo i monociti e i macrofagi, poi secondariamente le cellule endoteliali con devastanti effetti sulla microvascolatura. Il virus ha per ora cinque ceppi e ciascuno prende il nome dalla località in cui è stato isolato per la prima volta, così c’è quello zairense, quello ugandese, quello sudanese, quello asiatico (Thailandia, Filippine, Cina) e quello di Reston (USA), ceppo studiato dagli anni Novanta a Washington e in Virginia, molto simile a quello asiatico e che ha fatto anche molto discutere.
Questa non è la prima epidemia, ne sono state descritte in passato diverse e precisamente:
1) Ebola/Zaire nel 1976 in Zaire con 318 casi e mortalità del 88%.
2) Ebola/Sudan nel 1976 in Sudan con 284 casi e mortalità del 53%
3) Ebola/Zaire nel 1977 in Zaire con 1 caso e mortalità del 100%
4) Ebola/Sudan nel 1979 in Sudan con 34 casi e mortalità del 65%
5) Ebola/Reston nel 1989 in USA con 4 casi e mortalità dello 0%
6) Ebola/Reston nel 1992 in Italia con 0 casi e mortalità dello 0%
7) Ebola/? nel 1994 in Costa d’Avorio con 1 caso e mortalità di 0%
8) Ebola/Zaire nel 1995 in Zaire con 286 casi e mortalità del 80%
9) Ebola/Zaire nel 1996 in Gabon con 32 casi e mortalità del 66%
10) Ebola/? nel 2000 in Uganda con 423 casi e mortalità del 40%
Dal 2001 al 2013 ci sono registrate altre 9 piccole epidemie, abbastanza ben contenute. Quella attuale è la più grande della storia, infatti da quando lo si è isolato, il virus Ebola ha ucciso circa 2000 persone. Il caso USA e quello italiano sono relativi ad alcune scimmie importate dalle Filippine: in USA i contagiati non presentarono segni clinici, mentre in Italia non vi fu contagio umano, morirono solo le scimmie. In quasi tutti i casi, l’infezione partì dagli ospedali in cui i pazienti erano stati ricoverati e si diffuse al personale sanitario, agli altri degenti e ai familiari in visita. L’epidemia del 1995 in Zaire fu invece causata (forse) dal contatto con pipistrelli in una miniera d’oro, da parte di alcuni minatori. Il virus isolato nel 1976 non è mai mutato, è debole fuori dall’organismo e dura pochissimo nell’ambiente. La trasmissione non è esattamente quella definita “via aerea”, giacché occorre il contatto con liquidi biologici del paziente infetto (prevalentemente sangue, saliva e urine). Il semplice contatto con il malato pare non sussista come mezzo di contagio. L’incubazione dura da 2 a 21 giorni, e durante questo periodo il malato pare non sia contagioso. La sintomatologia nei primi 5-6 giorni è simil-influenzale, con mal di testa, febbre lieve-moderata, dolori osteoarticolari e senso di stanchezza. Poi subentrano sintomi gastrointestinali con nausea, vomito e diarrea. La febbre sale repentinamente oltre i 39°. Dal decimo giorno compaiono le petecchie e i lividi sulla cute, segno di emorragie localizzate, epistassi ed emorragie più significative da occhi, bocca e ano. Inizia anche la sintomatologia neuronale con danni al SNC, fino alla perdita di coscienza e agli attacchi epilettici. La morte sopraggiunge normalmente entro il dodicesimo-quindicesimo giorno ed è dovuta a estese emorragie interne.
Il nostro ministero della salute è poco allarmista: sostanzialmente va tutto bene, per l’Italia non ci sono rischi. Se anche ci fosse qualche caso, siamo più che attrezzati.
Infatti ai vari Tg di regime, mostrano le nostre strutture all’avanguardia. Due, una a Milano (Ospedale Sacco) e una a Roma (Istituto Spallanzani). In tutto il territorio nazionale esistono due centri attrezzati, il resto è assolutamente inidoneo al trattamento di un paziente affetto da Ebola. Morale: dormiamo pure sonni tranquilli, in caso di epidemia in Italia, moriremmo tutti, tranne il Ministro e il Silvio.
Il virus Ebola è un virus emergente, della famiglia Filoviridae, genere Filovirus, cui appartiene anche il virus di Marburg. Si tratta di due virus tra i più pericolosi fra quelli noti, sia per l’alta infettività, sia per l’alta mortalità (dal 60 al 90%). Nell’uomo danno gravi febbri emorragiche a rapido decorso. Il serbatoio naturale potrebbe essere una scimmia, ma non si ha certezza di questo. Le scimmie sono soggette a infezione e la trasmissione avviene per via aerea. L’alta mortalità tra le scimmie induce a pensare a un’altra riserva, forse nei pipistrelli, nei quali si è visto che l’infezione indotta ha andamento subclinico. I virioni sono a forma filamentosa, allungata, talora con ripiegamenti e ramificazioni e forma a “6”, a “U”, a “O”, con un diametro medio di 80 nm e una lunghezza massima di 14 micron e una lunghezza minima variabile, da 790 nm per il Marburg a 970 per l’Ebola. Il nucleocapside è a forma elicoidale, relativamente rigido e presentano un pericapside di natura lipoproteina. Il genoma è costituito da una molecola di RNA lineare, negativo, di 12,7 Kb. I virioni hanno 7 proteine strutturali e una RNApolimerasi-RNAdipendente. La replicazione è citoplasmatica e i virioni lasciano la cellula per gemmazione della membrana citoplasmatica. Le cellule bersaglio sono in primo luogo i monociti e i macrofagi, poi secondariamente le cellule endoteliali con devastanti effetti sulla microvascolatura. Il virus ha per ora cinque ceppi e ciascuno prende il nome dalla località in cui è stato isolato per la prima volta, così c’è quello zairense, quello ugandese, quello sudanese, quello asiatico (Thailandia, Filippine, Cina) e quello di Reston (USA), ceppo studiato dagli anni Novanta a Washington e in Virginia, molto simile a quello asiatico e che ha fatto anche molto discutere.
Questa non è la prima epidemia, ne sono state descritte in passato diverse e precisamente:
1) Ebola/Zaire nel 1976 in Zaire con 318 casi e mortalità del 88%.
2) Ebola/Sudan nel 1976 in Sudan con 284 casi e mortalità del 53%
3) Ebola/Zaire nel 1977 in Zaire con 1 caso e mortalità del 100%
4) Ebola/Sudan nel 1979 in Sudan con 34 casi e mortalità del 65%
5) Ebola/Reston nel 1989 in USA con 4 casi e mortalità dello 0%
6) Ebola/Reston nel 1992 in Italia con 0 casi e mortalità dello 0%
7) Ebola/? nel 1994 in Costa d’Avorio con 1 caso e mortalità di 0%
8) Ebola/Zaire nel 1995 in Zaire con 286 casi e mortalità del 80%
9) Ebola/Zaire nel 1996 in Gabon con 32 casi e mortalità del 66%
10) Ebola/? nel 2000 in Uganda con 423 casi e mortalità del 40%
Dal 2001 al 2013 ci sono registrate altre 9 piccole epidemie, abbastanza ben contenute. Quella attuale è la più grande della storia, infatti da quando lo si è isolato, il virus Ebola ha ucciso circa 2000 persone. Il caso USA e quello italiano sono relativi ad alcune scimmie importate dalle Filippine: in USA i contagiati non presentarono segni clinici, mentre in Italia non vi fu contagio umano, morirono solo le scimmie. In quasi tutti i casi, l’infezione partì dagli ospedali in cui i pazienti erano stati ricoverati e si diffuse al personale sanitario, agli altri degenti e ai familiari in visita. L’epidemia del 1995 in Zaire fu invece causata (forse) dal contatto con pipistrelli in una miniera d’oro, da parte di alcuni minatori. Il virus isolato nel 1976 non è mai mutato, è debole fuori dall’organismo e dura pochissimo nell’ambiente. La trasmissione non è esattamente quella definita “via aerea”, giacché occorre il contatto con liquidi biologici del paziente infetto (prevalentemente sangue, saliva e urine). Il semplice contatto con il malato pare non sussista come mezzo di contagio. L’incubazione dura da 2 a 21 giorni, e durante questo periodo il malato pare non sia contagioso. La sintomatologia nei primi 5-6 giorni è simil-influenzale, con mal di testa, febbre lieve-moderata, dolori osteoarticolari e senso di stanchezza. Poi subentrano sintomi gastrointestinali con nausea, vomito e diarrea. La febbre sale repentinamente oltre i 39°. Dal decimo giorno compaiono le petecchie e i lividi sulla cute, segno di emorragie localizzate, epistassi ed emorragie più significative da occhi, bocca e ano. Inizia anche la sintomatologia neuronale con danni al SNC, fino alla perdita di coscienza e agli attacchi epilettici. La morte sopraggiunge normalmente entro il dodicesimo-quindicesimo giorno ed è dovuta a estese emorragie interne.
Il nostro ministero della salute è poco allarmista: sostanzialmente va tutto bene, per l’Italia non ci sono rischi. Se anche ci fosse qualche caso, siamo più che attrezzati.
Infatti ai vari Tg di regime, mostrano le nostre strutture all’avanguardia. Due, una a Milano (Ospedale Sacco) e una a Roma (Istituto Spallanzani). In tutto il territorio nazionale esistono due centri attrezzati, il resto è assolutamente inidoneo al trattamento di un paziente affetto da Ebola. Morale: dormiamo pure sonni tranquilli, in caso di epidemia in Italia, moriremmo tutti, tranne il Ministro e il Silvio.
*** Cercar di far bene e non di far molto. (A. L. Lavoisier) ***