2012-02-10, 18:03
Prima o poi la voglia viene: soddisfatti di ciò che vediamo attraverso il nostro microscopio, viene il desiderio di immortalare l’immagine in una foto per poterla mostrare o, più semplicemente, per tenere una documentazione nel tempo dei nostri lavori.
I metodi possibili e corretti dal punto di vista ottico per collegare una fotocamera ad un microscopio sono diversi ma, per ora, ci accontenteremo di analizzarne uno solo, il più diffuso.
La prima tentazione che viene quando vogliamo fissare una immagine è quella di appoggiare l’obiettivo della fotocamera direttamente all’oculare del microscopio poi, cercando di mantenerci per quanto possibile fermi, scattare la nostra foto.
Se avete provato, vi sarete accorti che il sistema funziona, magari non sarà comodo, certamente non sarà la perfezione, ma funziona: avete appena scoperto il Metodo Afocale.
Per sfruttare questo metodo nel migliore dei modi, occorre prima capire su quali principi ottici si basa, in modo da ottimizzare questo collegamento: per farlo cercherò di semplificare al massimo e molte cose le darò per scontate, andrò più a fondo solo se me lo richiederete.
Il Metodo Afocale (significa senza fuoco, che utilizza fasci di luce fra loro paralleli) è dato dal microscopio che utilizza il proprio oculare per formare normalmente l’immagine e da una fotocamera che prende questa immagine e, attraverso il proprio obiettivo, la deposita sul sensore o sulla pellicola per essere fissata.
E’ un metodo molto adatto alle fotocamera compatte, in cui l’obiettivo è fisso, vedremo invece che per le reflex si useranno altri metodi diversi.
Il fatto di utilizzare l’oculare del microscopio comporta subito una prima conseguenza: l’obiettivo della fotocamera DEVE essere regolato su infinito, non è ammessa nessuna altra posizione.
Questo getterà nello sconforto molti di voi che pensano che, data la piccolezza del soggetto, la fotocamera vada addirittura regolata su Macro e messa a fuoco il più vicino possibile. Non è così, è il microscopio che deve provvedere sia all’ingrandimento necessario, sia alla corretta messa a fuoco: la fotocamera deve solo raccogliere l’immagine già definita, senza apportare nessuna variante ottica.
Soddisfatta questa prima condizione, dobbiamo rispettare un’altra regola: la pupilla di uscita del microscopio deve corrispondere alla pupilla di entrata della fotocamera.
Detta così, sarà anche una asserzione vera, ma non ci si capisce assolutamente nulla.
Per pupilla si intende il punto in cui un fascio luminoso è più ristretto, fino alle sue minime dimensioni di un semplice punto.
Infatti, il vostro microscopio ha una sua pupilla di uscita, la potete vedere appoggiando in verticale un vetro smerigliato sull’oculare. Ma non tutti gli oculari sono uguali: quelli normali hanno una pupilla distante circa 10 mm. dall’oculare, mentre gli oculari a “pupilla alta”, adatti a chi porta gli occhiali, hanno la pupilla più distante, circa 20 mm. e gli speciali oculari fotografici hanno una pupilla distante anche 40 e più millimetri.
Immagine: a sin. pupilla normale, a des. pupilla alta
Ed anche la vostra fotocamera ha una sua pupilla, detta di entrata, che è situata circa dove è montato il diaframma.
Ora, queste due pupille, in un accoppiamento otticamente corretto, devono sovrapporsi. Se non lo fanno, una delle due “taglierà” l’immagine all’altra, si formerà quella che in fotografia viene chiamata vignettatura.
Quali saranno allora le conseguenze pratiche di questa seconda condizione ?
Una conseguenza immediata è che è meglio se la pupilla della fotocamera è la più esterna possibile: sarà più facile andarla ad incrociare con quella dell’oculare. Ecco perché certe fotocamere con obiettivi semplici e corti, si prestano meglio di altre con zoom extra lunghi, come per lo stesso motivo anche le cosiddette “bridge” sono difficilissime da adattare ad un microscopio.
Immagine: Solo la B incrocia le pupille, la A non è adatta
Se proprio dovete utilizzare una bridge, l’unica soluzione è utilizzare sul microscopio un oculare a pupilla molto alta, in modo da riuscire ad incrociare quella della fotocamera, nonostante l’eccessiva lunghezza dello zoom.
La distanza della pupilla è quindi la condizione più gravosa, conviene avere diversi oculari da provare e trovare quello che ottiene il riempimento del riquadro fotografato con il minimo di zoom e senza residui di vignettatura.
Infine, due considerazioni sul collegamento meccanico al microscopio.
Il peso piuma di certe compatte favorisce un collegamento “volante”, molto comodo in ogni occasione.
Se voi fate una montatura per un oculare e lo collegate alla fotocamera in modo semi fisso, avete il vantaggio di una macchina che potete usare sia per le gite, sia per le foto al microscopio, magari appesa alla testata binoculare, al posto di un oculare.
Immagine: Fotocamera compatta appesa ad uno stereo Zeiss
Potete comunque trovare altre indicazioni, anche costruttive, seguendo le mie dispense, in particolare la #4 e #5: http://spazioinwind.libero.it/andrea_bos..._micro.htm
Per ora forse è meglio fermarci qui, poi deciderete voi se approfondire qualche punto, se abbandonare tutto o se continuare o meno con le reflex e le videocamere.

Cordiali saluti
I metodi possibili e corretti dal punto di vista ottico per collegare una fotocamera ad un microscopio sono diversi ma, per ora, ci accontenteremo di analizzarne uno solo, il più diffuso.
La prima tentazione che viene quando vogliamo fissare una immagine è quella di appoggiare l’obiettivo della fotocamera direttamente all’oculare del microscopio poi, cercando di mantenerci per quanto possibile fermi, scattare la nostra foto.
Se avete provato, vi sarete accorti che il sistema funziona, magari non sarà comodo, certamente non sarà la perfezione, ma funziona: avete appena scoperto il Metodo Afocale.
Per sfruttare questo metodo nel migliore dei modi, occorre prima capire su quali principi ottici si basa, in modo da ottimizzare questo collegamento: per farlo cercherò di semplificare al massimo e molte cose le darò per scontate, andrò più a fondo solo se me lo richiederete.
Il Metodo Afocale (significa senza fuoco, che utilizza fasci di luce fra loro paralleli) è dato dal microscopio che utilizza il proprio oculare per formare normalmente l’immagine e da una fotocamera che prende questa immagine e, attraverso il proprio obiettivo, la deposita sul sensore o sulla pellicola per essere fissata.
E’ un metodo molto adatto alle fotocamera compatte, in cui l’obiettivo è fisso, vedremo invece che per le reflex si useranno altri metodi diversi.
Il fatto di utilizzare l’oculare del microscopio comporta subito una prima conseguenza: l’obiettivo della fotocamera DEVE essere regolato su infinito, non è ammessa nessuna altra posizione.

Questo getterà nello sconforto molti di voi che pensano che, data la piccolezza del soggetto, la fotocamera vada addirittura regolata su Macro e messa a fuoco il più vicino possibile. Non è così, è il microscopio che deve provvedere sia all’ingrandimento necessario, sia alla corretta messa a fuoco: la fotocamera deve solo raccogliere l’immagine già definita, senza apportare nessuna variante ottica.
Soddisfatta questa prima condizione, dobbiamo rispettare un’altra regola: la pupilla di uscita del microscopio deve corrispondere alla pupilla di entrata della fotocamera.

Detta così, sarà anche una asserzione vera, ma non ci si capisce assolutamente nulla.

Per pupilla si intende il punto in cui un fascio luminoso è più ristretto, fino alle sue minime dimensioni di un semplice punto.
Infatti, il vostro microscopio ha una sua pupilla di uscita, la potete vedere appoggiando in verticale un vetro smerigliato sull’oculare. Ma non tutti gli oculari sono uguali: quelli normali hanno una pupilla distante circa 10 mm. dall’oculare, mentre gli oculari a “pupilla alta”, adatti a chi porta gli occhiali, hanno la pupilla più distante, circa 20 mm. e gli speciali oculari fotografici hanno una pupilla distante anche 40 e più millimetri.
Immagine: a sin. pupilla normale, a des. pupilla alta
Ed anche la vostra fotocamera ha una sua pupilla, detta di entrata, che è situata circa dove è montato il diaframma.
Ora, queste due pupille, in un accoppiamento otticamente corretto, devono sovrapporsi. Se non lo fanno, una delle due “taglierà” l’immagine all’altra, si formerà quella che in fotografia viene chiamata vignettatura.
Quali saranno allora le conseguenze pratiche di questa seconda condizione ?
Una conseguenza immediata è che è meglio se la pupilla della fotocamera è la più esterna possibile: sarà più facile andarla ad incrociare con quella dell’oculare. Ecco perché certe fotocamere con obiettivi semplici e corti, si prestano meglio di altre con zoom extra lunghi, come per lo stesso motivo anche le cosiddette “bridge” sono difficilissime da adattare ad un microscopio.
Immagine: Solo la B incrocia le pupille, la A non è adatta
Se proprio dovete utilizzare una bridge, l’unica soluzione è utilizzare sul microscopio un oculare a pupilla molto alta, in modo da riuscire ad incrociare quella della fotocamera, nonostante l’eccessiva lunghezza dello zoom.
La distanza della pupilla è quindi la condizione più gravosa, conviene avere diversi oculari da provare e trovare quello che ottiene il riempimento del riquadro fotografato con il minimo di zoom e senza residui di vignettatura.
Infine, due considerazioni sul collegamento meccanico al microscopio.
Il peso piuma di certe compatte favorisce un collegamento “volante”, molto comodo in ogni occasione.
Se voi fate una montatura per un oculare e lo collegate alla fotocamera in modo semi fisso, avete il vantaggio di una macchina che potete usare sia per le gite, sia per le foto al microscopio, magari appesa alla testata binoculare, al posto di un oculare.
Immagine: Fotocamera compatta appesa ad uno stereo Zeiss
Potete comunque trovare altre indicazioni, anche costruttive, seguendo le mie dispense, in particolare la #4 e #5: http://spazioinwind.libero.it/andrea_bos..._micro.htm
Per ora forse è meglio fermarci qui, poi deciderete voi se approfondire qualche punto, se abbandonare tutto o se continuare o meno con le reflex e le videocamere.




Cordiali saluti
Andrea
URL: http://spazioinwind.libero.it/andrea_bosi/index.htm
Ogni oggetto ha la sua storia,
. . . io non vendo oggetti,
. . . . . . io racconto storie. (Enotria)
URL: http://spazioinwind.libero.it/andrea_bosi/index.htm
Ogni oggetto ha la sua storia,
. . . io non vendo oggetti,
. . . . . . io racconto storie. (Enotria)