In un recipiente del volume di 10L vengono introdotte 1 mole di N2 e 3 moli di H2
Salve a tutti. Avrei bisogno di chiarire una volta per tutte come si procede quando la costante di equilibrio ha un valore alto o comunque tale da non poter considerare la x al denominatore trascurabile. Riporto questo esempio:
"In un recipiente del volume di 10L vengono introdotte 1 mole di N2 e 3 moli di H2 alla temperatura di 600K alla quale la costante di equilibrio della reazione N2+3H2<->2NH3 è Kp=2.64*10^-3. Calcolare le moli di NH3 e la pressione totale all'equilibrio".
Una volta impostata la ice chart, ho impostato l'espressione della Kp, ho provato a trascurare la x al denominatore ma alla fine, se provo a verificare sostituendo la x trovata nell'espressione della Kp, non mi ritrovo effettivamente la Kp ma un valore diverso. Come posso procedere in questo caso, visto che ottengo una equazione di 4 grado?
E nel caso in cui la K sia molto più alta, ad esempio nell'ordine 10^8, come cambia la questione? Grazie.
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Se il sistema chimico in equilibrio è formato solo da sostanze allo stato condensato (solidi o liquidi) la pressione a cui si instaura l'equilibrio è un dato irrilevante, dato che esse sono praticamente incomprimibili.
Se invece il sistema è formato da sostanze allo stato aeriforme, per definire lo stato di equilibrio è necessario conoscere sia la temperatura che la pressione alle quali viene raggiunto l'equilibrio.
Ciò significa che solo per le reazioni che avvengono senza variazione del numero di moli si ha l'eguaglianza Kp = Kc = Kx, mentre negli altri casi si ha:
Kp = Kc(RT)^Δn
Kp = KxP^Δn

Nell'esercizio che hai proposto il Δn = -2, perciò, nota la Kp, puoi calcolare la Kc:
Kc = Kp/(RT)^Δn
Kc = 2,64·10^-3/(0,0821·600)^-2 = 6,41
Per calcolare le moli di NH3 all'equilibrio è necessario risolvere l'equazione di quarto grado senza apportare alcuna approssimazione:
6,41 = [(2x)^2/(1-x)/(3-3x)^3]·100
Ciao
Luisa

Dal laboratorio se ne usciva ogni sera, e più acutamente a fine corso, con la sensazione di avere “imparato a fare una cosa”;
il che, la vita lo insegna, è diverso dall’avere “imparato una cosa”.
(Primo Levi)


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