Introduzione alla verniciatura in liuteria

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Igino Cislaghi

2016-03-18 09:40

Buongiorno. Parto subito con il discorso che ho introdotto nella mia presentazone premessa: tutte le fasi di lavoro in merito alla liuteria hanno come focus la resa sonora dello strumento, quindi ogni passaggio viene puntualmente passato sotto questo riflettore, che tra l'altro è di difficile quantificazione essendo, entro certi limiti,  personale fasi della verniciatura di un violino: - mordenzatura (opzionale) del legno. viene fatta, oltre che coi colori ad applicazione classica come il noce, anche in maniera più chimica, come ad esempio applicando il bicromato di potassio, il nitrito di sodio con successiva esposizione a lampade uvc, ammoniaca ecc Dubbio classico su questo passaggio: l'applicare questo genere di sostanze al legno lo indebolisce, o comunque l'idea di alcuni è che lo "sporchi" con sostanze estranee che nulla hanno a che fare col legno. - isolamento/indurimento : si isola il legno dalla vernice applicata successivamente, con lo scopo di manenerlo con le sue caratteristiche o quelle che vogliamo noi. si possono usare, tra gli altri, albumina, caseina, silicato di potassio, gelatina - verniciatura: strati di resine naturali (gomma lacca, mastice, trementina, ambra, colofonia ecc) applicate tramite un veicolo (alcool od olio di lino). la scelta di quali resine va ad intaccare la resa estetica e, in parte, acustica dello strumento. una buona vernice dovrebbe essere trasparente, elastica, abbastanza dura ma non troppo (bloccherebbe le vibrazioni) morbida ma non troppo (le smorzerebbe), leggermente termoplatica (anche qui scuole di pensiero), rifrangente e colorata. - colorazione: i fantastici colori dei violini classici sono sempre stati oggetto di inutile imitazione. vanno aggiunti alla vernice, naturalmente colorata di giallo/arancio, dei colori estratti da varie fonti come curcuma, radice di robbia, sandalo, noce, ecc. questi colori possono essere semplicemente estratti con un solvente che sciolga il tannino. questi tannini sono trasparenti ma instrabili alla luce e dopo decenni ingialliscono. il fissaggio dei colori permette di intrappolare il tannino in sali, trasformandolo di fatto in pigmento simile alle terre o ocre. questi pigmenti sono coprenti ma, inaspettatamente, se applicati polverizzati e nella giusta quantità lasciano trasparente il risultato. vi mostro delle foto del prodotto finito 

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qui è visibile il gioco di luce della vernice, coltre che il suo colore e la sua trasparenza. vernice a base alcolica con propoli e gommalacca, pigmento estratto dalla radice di robbia, nessuna mordenzatura
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questa foto è più dimostrativa e sono meno visibili i giochi di luce ma evidente l'uniformità della colorazione. vernice gommalacca ed elemi, colorante artificiale solubile (tipo tannino), mordenzatura con nitrito di sodio. spero che le foto si vedano, avebdo usato l'allegato in fondo pagina. ho scelto di introdurre l'argomento perchè, da qui, si può partire con molti discorsi diversi riguardante la chimica di questi passaggi. i vari argomenti li aprirei in topic separati e lascerei questo come discorso generale, ditemi voi. come pure se siete curiosi di sapere altre cose su questo lavoro. alla prossima!

I seguenti utenti ringraziano Igino Cislaghi per questo messaggio: luigi_67, thenicktm, quimico, fosgene, arkypita, TrevizeGolanCz, AminewWar

quimico

2016-03-18 19:16

Certo che bicromato di potassio... Non è il massimo. Da me a lavoro è relegato a reagente già pronto, chiuso in una bottiglia a titolo noto, da usare le rare volte in cui serve tarare l'UV per misurare il cromo(VI) nel cuoio. Spero abbiate cappe o quanto meno mezzi di protezione individuale adatti...

Non che solventi o vernici siano meglio, si chiaro.

Argomento interessante. Qualcosa di queste cose l'ho letto, da me, sono curioso.

Ma se vorrai approfondire, a me garberebbe.

Igino Cislaghi

2016-03-20 22:36

quimico ha scritto:

Certo che bicromato di potassio... Non è il massimo. Da me a lavoro è relegato a reagente già pronto, chiuso in una bottiglia a titolo noto, da usare le rare volte in cui serve tarare l'UV per misurare il cromo(VI) nel cuoio. Spero abbiate cappe o quanto meno mezzi di protezione individuale adatti...

Non che solventi o vernici siano meglio, si chiaro.

Argomento interessante. Qualcosa di queste cose l'ho letto, da me, sono curioso.

Ma se vorrai approfondire, a me garberebbe.

ciao, grazie della risposta!

il bicromato non l'ho mai usato, quindi non ti so dire di mia esperienza, in ogni caso evito di usare sostanze irritanti o nocive finchè non avrò gli strumenti adatti.

le vernici a base alcolica, a patto di usare alcool non denaturato, sono pure commestibili se contengono resine che sono tali, come ad esempio il mastice che in grecia veniva usato come gomma da masticare balsamica. anche l'olio di lino è commestibile, l'ho trovato in negozio alimentari biologici!

la cosa che lo rende interessante è, tra le altre cose, l'impossibilità ad oggi di valutare con certezza le conseguenze di quello che andiamo ad applicare sulla resa sonora dello strumento, dipendendo questo da tantissimi altri fattori.

la preparazione della vernice in se la ritengo più "alchimia" oppure cucina che chimica, non essendoci reazioni ma solo una miscelazione di ingredienti al fine di ottenere un risultato che non raggiungerà mai la perfezione, il "segreto di stradivari" che aleggia in merito da tre secoli rappresenta proprio questo tipo di ricerca più alchemica

felice che ti garbi! domani aprirò un topic riguardante uno di questi passaggi, in cui si entra nel merito della chimica!