2021-02-23, 15:05 (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 2021-03-31, 22:43 da zodd01.)
Buongiorno,
nel lontano 1866, Adolf von Bayer pubblicó un lavoro su di un nuovo metodo di riduzione di composti aromatici utilizzando polvere di zinco [1]. Il metodo prevedeva di introdurre in un tubo ad alta temperatura di fusione, il substrato mescolato intimamente con polvere di zinco. Su di questo primo strato se ne realizzava un altro fatto di zinco polvere piú pomice. All'interno del tubo si faceva andare una corrente di idrogeno. La riduzione si iniziava riscaldando al calor rosso il secondo strato tramite fiamma diretta e poi la si spostava gradualmente sul primo di zinco e substrato. In questo modo, il substrato sublimava sullo strato di pomice e zinco e avveniva la riduzione. Il prodotto condensava sulla parte piú fredda del tubo. Cosí facendo dal fenolo si ottiene il benzene, dal naftolo il naftalene, dall'antrachinone l'antracene. Fu cosí che Graebe e Liebermann dimostrarono la struttura dell'alizarina, ottenendo da essa l'antracene [2][3].
Non serve un genio peró per intuire i limiti e le criticitá di tale metodo. Inoltre lavorando su composti piú complessi si hanno prodotti secondari parzialmente ridotti. Erich Clar nel '39 mise a punto un metodo piú semplice e sicuro [4]. Questo metodo impiega una miscela eutettica di zinco polvere, sodio cloruro e zinco cloruro umido. Il vantaggio é, oltre a non usare idrogeno, che i composti aromatici ossigenati sono solubili in questa miscela mentre l'idrocarburo prodotto no. Inoltre si lavora a temperature assai inferiori. Si procede mescolando 1 parte di substrato, 1 di zinco polvere, 1 di sodio cloruro e 5 di zinco cloruro umido. Questa miscela la si fonde portandola a 200 C e una volta ben miscelati i componenti si incrementa a 310 C con agitazione. La maggioranza dei chinoni mostra in questo solvente lo stesso colore che ha in acido solforico. Man mano che la riduzione va avanti il colore della miscela cambia fino a che
si separa l'idrocarburo finale. A questo punto una volta freddo, si mette tutto in acqua, si decompone lo zinco rimasto inalterato con acido cloridrico, si lava con acqua e ammoniaca per rimuovere tutto lo zinco e poi si purifica il prodotto grezzo tramite il mezzo piú opportuno che sia cristallizzazione o cromatografia o altro. Assieme al prodotto di riduzione si ottiene sempre una certa percentuale di prodotto di dimerizzazione, percentuale che aumenta al diminuire dell'umiditá dello zinco cloruro. Per sicurezza, si possono aggiungere tanti grammi di acqua alla miscela riducente quanti di zinco cloruro. E cosí l'antrachinone dá antracene e diantrile, il fenantrenechinone dá fenantrene e un ossido, il benzofenone dá difenilmetano e tetrafeniletilene.
Cosí come quello di von Bayer, anche il metodo di Clar é stato usato per indagini strutturali su composti naturali. E' stato dimostrato che lo scheletro di carbonio dell'ipericina é l'1,14-benzobisantene[5].
Saluti,
Riferimenti
1. A. von Bayer, Liebigs Ann. vol. 140, pp. 295, 1866
2. C. Graebe, C. Liebermann, Ber. dtsch. chem. Ges., vol. 1, pp. 49, 1868
3. C. Graebe, C. Liebermann, Liebigs Ann. Suppl., vol 7, pp. 287, 1870
4. E. Clar, Ber. dtsch. chem. Ges., vol.72, pp. 1645, 1939
5. H. Brockmann, F. Pohl, K. Maier, M. N. Hadschad, Liebigs Ann., vol. 553, pp. 9, 1942
6. E. Clar, " Polycyclic Hydrocarbons, vol. 1 " - Springer, 1964
nel lontano 1866, Adolf von Bayer pubblicó un lavoro su di un nuovo metodo di riduzione di composti aromatici utilizzando polvere di zinco [1]. Il metodo prevedeva di introdurre in un tubo ad alta temperatura di fusione, il substrato mescolato intimamente con polvere di zinco. Su di questo primo strato se ne realizzava un altro fatto di zinco polvere piú pomice. All'interno del tubo si faceva andare una corrente di idrogeno. La riduzione si iniziava riscaldando al calor rosso il secondo strato tramite fiamma diretta e poi la si spostava gradualmente sul primo di zinco e substrato. In questo modo, il substrato sublimava sullo strato di pomice e zinco e avveniva la riduzione. Il prodotto condensava sulla parte piú fredda del tubo. Cosí facendo dal fenolo si ottiene il benzene, dal naftolo il naftalene, dall'antrachinone l'antracene. Fu cosí che Graebe e Liebermann dimostrarono la struttura dell'alizarina, ottenendo da essa l'antracene [2][3].
Non serve un genio peró per intuire i limiti e le criticitá di tale metodo. Inoltre lavorando su composti piú complessi si hanno prodotti secondari parzialmente ridotti. Erich Clar nel '39 mise a punto un metodo piú semplice e sicuro [4]. Questo metodo impiega una miscela eutettica di zinco polvere, sodio cloruro e zinco cloruro umido. Il vantaggio é, oltre a non usare idrogeno, che i composti aromatici ossigenati sono solubili in questa miscela mentre l'idrocarburo prodotto no. Inoltre si lavora a temperature assai inferiori. Si procede mescolando 1 parte di substrato, 1 di zinco polvere, 1 di sodio cloruro e 5 di zinco cloruro umido. Questa miscela la si fonde portandola a 200 C e una volta ben miscelati i componenti si incrementa a 310 C con agitazione. La maggioranza dei chinoni mostra in questo solvente lo stesso colore che ha in acido solforico. Man mano che la riduzione va avanti il colore della miscela cambia fino a che
si separa l'idrocarburo finale. A questo punto una volta freddo, si mette tutto in acqua, si decompone lo zinco rimasto inalterato con acido cloridrico, si lava con acqua e ammoniaca per rimuovere tutto lo zinco e poi si purifica il prodotto grezzo tramite il mezzo piú opportuno che sia cristallizzazione o cromatografia o altro. Assieme al prodotto di riduzione si ottiene sempre una certa percentuale di prodotto di dimerizzazione, percentuale che aumenta al diminuire dell'umiditá dello zinco cloruro. Per sicurezza, si possono aggiungere tanti grammi di acqua alla miscela riducente quanti di zinco cloruro. E cosí l'antrachinone dá antracene e diantrile, il fenantrenechinone dá fenantrene e un ossido, il benzofenone dá difenilmetano e tetrafeniletilene.
Cosí come quello di von Bayer, anche il metodo di Clar é stato usato per indagini strutturali su composti naturali. E' stato dimostrato che lo scheletro di carbonio dell'ipericina é l'1,14-benzobisantene[5].
Saluti,
Riferimenti
1. A. von Bayer, Liebigs Ann. vol. 140, pp. 295, 1866
2. C. Graebe, C. Liebermann, Ber. dtsch. chem. Ges., vol. 1, pp. 49, 1868
3. C. Graebe, C. Liebermann, Liebigs Ann. Suppl., vol 7, pp. 287, 1870
4. E. Clar, Ber. dtsch. chem. Ges., vol.72, pp. 1645, 1939
5. H. Brockmann, F. Pohl, K. Maier, M. N. Hadschad, Liebigs Ann., vol. 553, pp. 9, 1942
6. E. Clar, " Polycyclic Hydrocarbons, vol. 1 " - Springer, 1964