2020-12-17, 17:21 (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 2021-01-17, 12:26 da myttex.)
Ciao a tutti, dopo tanto torno a scrivere su questo forum per un rant incredibile, che solo qui almeno per il momento mi sento di postare. Come qualcuno di voi saprà, mi sono laureato lo scorso ottobre presso l'università di Firenze, in chimica, con una tesi in chimica analitica. Per quello mi sono trovato veramente bene. Ciò di cui mi vorrei lamentare in questo post, e quindi avvertire anche le nuove leve, è del corso di laurea in chimica dell'università di Firenze: a mio dire, pes-... con molte cose da migliorare. E lo sto notando adesso più che mai, dato che sto frequentando una magistrale in Germania.
Ma andiamo con ordine. Prima di tutto, la mia è una singola, personale, umile opinione, e come sempre, ascoltate più voci diverse quando si tratta di scegliere un'università. Magari quando leggerete questo messaggio sarà anche tutto cambiato in meglio, per carità, anche se la mentalità è la cosa più difficile da cambiare di tutte.
Partiamo dalla cosa meno importante, ma che è quella che mi ha fatto più girare le scatole: il fatto che chimica unifi millanti di essere un "dipartimento di eccellenza". Sicuramente in classifica a livello nazionale è effettivamente tra questi (almeno nel 2018) e per carità, magari a ricerca sono bravi. Peccato che con la didattica questo non c'entri assolutamente niente, e sono pronto ad elencarvi numerosi perché.
Punto primo: programmi di studio non aggiornati e stravecchi. Alcuni prof "vanno a braccio" e/o utilizzano slide del paleolitico scritte senza la benché minima cura, riversandoci sopra camionate di nozioni sconnesse. Moltissimi professori comunque sono validi ricercatori e accademici, sia chiaro. Io parlo della didattica completamente obsoleta da parte di alcuni.
Quasi completa assenza di laboratori, e quelli che ci sono sono troppo corti, inutili e/o approssimativi. Mi sono ritrovato al primo semestre di magistrale in Germania che, mentre capivo tutta la teoria dietro ad un processo in un nanosecondo, dovevo chiedere le cose più basilari di pratica di laboratorio, come ad esempio fare una distillazione sottovuoto quando ti cambiano un minimo la vetreria da davanti agli occhi. Un conto è sapere come si fa, sapere la chimica fisica che c'è dietro. Un conto è averla fatta una singola volta, e perlopiù in gruppo, alla triennale.
Mi viene a tal proposito in mente un aneddoto sul sodio metallico. Ad una lezione con circa una cinquantina di persone, durante il secondo anno una volta un/una professore/ssa ci disse: "ma voi avete idea di come sia fatto il sodio metallico?". Nessuno rispose, così continuò infastidito: "ma non è possibile che siate al secondo anno e nessuno di voi sappia come sia il sodio metallico: è un panetto argenteo e si taglia con il coltello, come il burro. Ma cosa vi insegnano?". Detto da un professore. Sono dovuto andare in Germania a vedere com'era fatto. Spero vivamente che per altri colleghi in altre parti d'Italia non sia stato così.
Ma chiaramoci, ancora una volta: non voglio fare di tutta l'erba un fascio. Su 22 esami che ho dato, almeno 10 professori erano molto molto validi sia come didattica che come produzione scientifica. Tuttavia, la qualità della didattica (i voti che danno gli studenti ai professori) è pubblica, e uno può farsi un'idea già lì senza fare nomi. Un paio di professori che ho avuto (e che ora non credo insegnino più lì -- grazie al cielo, ogni tanto ci ascoltano...) hanno addirittura nascosto le valutazioni, chissà mai perché.
Relazioni di laboratorio approssimative. In tutti i corsi che ho fatto, e gli insegnamenti che ho visto, ad eccezione di pochi come le chimiche organiche e laboratorio di fisica, nessuno ci ha mai insegnato come redigere una relazione di laboratorio come si deve, né come fare una corretta analisi dei dati. Ho dovuto imparare tutto questo da solo, senza sforzo, perché già possedevo molte nozioni a riguardo. Ma per molti miei colleghi non è stato così, e questa cosa non la trovo giusta. Che senso ha imparare a memoria 900 dimostrazioni di Fisica 2 se poi a nessuno viene insegnato come realizzare una curva di calibrazione su Excel, o usare gli headings su Word? Certo, molti potranno rispondere: lo si impara da soli, è fattibile. A quel punto, ugualmente potrei dire: anche le dimostrazioni di Fisica 2 si possono imparare da soli senza problemi (e molte volte è così, perché magari un/a prof non sa spiegare né ha voglia di farlo).
Le chimiche fisiche sono fatte molto bene. Ma anche lì: completa assenza della parte pratica e analitica del dato. E no, non è vero che tutto è una "banale conseguenza" delle dimostrazioni. Servono entrambe, in eguale maniera. E' inutile fare tutta teoria, se non applichi i concetti o tutta pratica se non sai niente dei princìpi su cui si fonda.
Ciliegina sulla torta: mi sono laureato PIU' di un anno fa e sto aspettando ancora il pezzo di carta. E no, non è colpa del covid: è proprio l'università di Firenze in generale che non si sa per quale motivo, consegna le pergamene ben un anno dopo la data di laurea, chiedete pure a chiunque si sia laureato negli ultimi anni... Se vi sembra una cosa normale.
EDIT- Ricevuta dopo 14 mesi dalla laurea dopo 4 email, di cui una al Rettore, ok.
Il tirocinio e la tesi sono state le parti più belle e stimolanti di tutto il corso. Probabilmente perché sei tu che a quel punto scegli la persona che deve seguirti. Sicuramente quello, unito agli esami del terzo anno, dove andiamo a vedere qualcosa di più "aggiornato" e "reale" sono le uniche cose che si salvano dei miei anni là. Poi certo, sono uscito molto preparato, ma perché ho studiato molto da solo. Molti esami sono stati utili solo per sapere cosa dovevo studiare.
Adesso vorrei ampliare il discorso a livello internazionale. In Germania ho potuto notare diverse cose.
I corsi teorici sono molto più facili perché non ci sono nozioni ma approcci alla risoluzione di problemi reali. Gli scritti sono così, talvolta c'è anche un paper recente da commentare come punto di partenza. Comunque fai il compito se hai capito veramente; non è possibile passarlo studiando tomi di roba a memoria (ah e non ci sono dimostrazioni).
Laboratori e parte pratica infinitamente migliore e stressantissima e non paragonabile a quella italiana. Lì impari a fare veramente qualcosa. Relazioni su relazioni di minimo 40 pagine (che per noi sarebbero vere e proprie tesi). Personale docente e PhD veramente disponibilissimi. Ho sempre trovato tutti che amano il proprio lavoro e che hanno voglia di insegnartelo con passione.
Vorrei inoltre terminare questo rant con questo post su Reddit, di un ingegnere meccanico. Perché il nostro problema più grande, secondo me, è l'individualità, non i fondi, come dice qualcuno.
Tuttavia, vorrei ancora una volta precisare che mi riferisco SOLO al corso di laurea in chimica e SOLO a Firenze. Quello che ho scritto riflette solamente le mie personalissime opinioni e può non corrispondere a realtà. Specialmente adesso che è passato più di un anno. Conosco moltissime persone che si sono trovate benissimo in altri corsi di laurea della medesima università, come matematica, fisica, geologia, biotecnologie molecolari, lettere... Veramente degli ottimi CdL da quello che mi hanno detto e da quello che ho visto. Poi è anche vero che mi hanno parlato benissimo di chimica a Padova o a Milano, o ancora di chimica industriale a Bologna. Insomma, sono arrivato alla conclusione che ogni regione ha le sue peculiarità in fatto di CdL. E soprattutto: ascoltate le opinioni di chi questi CdL li ha frequentati! Ascoltate, chiedete e chiedete! E mai lasciarsi ingannare dagli open-day. Fidatevi di quelli solamente se volete vedere gli ambienti!
Con i miei massimi auguri alle nuove matricole ovunque nel mondo, cari saluti a tutti!
Myttex
Ma andiamo con ordine. Prima di tutto, la mia è una singola, personale, umile opinione, e come sempre, ascoltate più voci diverse quando si tratta di scegliere un'università. Magari quando leggerete questo messaggio sarà anche tutto cambiato in meglio, per carità, anche se la mentalità è la cosa più difficile da cambiare di tutte.
Partiamo dalla cosa meno importante, ma che è quella che mi ha fatto più girare le scatole: il fatto che chimica unifi millanti di essere un "dipartimento di eccellenza". Sicuramente in classifica a livello nazionale è effettivamente tra questi (almeno nel 2018) e per carità, magari a ricerca sono bravi. Peccato che con la didattica questo non c'entri assolutamente niente, e sono pronto ad elencarvi numerosi perché.
Punto primo: programmi di studio non aggiornati e stravecchi. Alcuni prof "vanno a braccio" e/o utilizzano slide del paleolitico scritte senza la benché minima cura, riversandoci sopra camionate di nozioni sconnesse. Moltissimi professori comunque sono validi ricercatori e accademici, sia chiaro. Io parlo della didattica completamente obsoleta da parte di alcuni.
Quasi completa assenza di laboratori, e quelli che ci sono sono troppo corti, inutili e/o approssimativi. Mi sono ritrovato al primo semestre di magistrale in Germania che, mentre capivo tutta la teoria dietro ad un processo in un nanosecondo, dovevo chiedere le cose più basilari di pratica di laboratorio, come ad esempio fare una distillazione sottovuoto quando ti cambiano un minimo la vetreria da davanti agli occhi. Un conto è sapere come si fa, sapere la chimica fisica che c'è dietro. Un conto è averla fatta una singola volta, e perlopiù in gruppo, alla triennale.
Mi viene a tal proposito in mente un aneddoto sul sodio metallico. Ad una lezione con circa una cinquantina di persone, durante il secondo anno una volta un/una professore/ssa ci disse: "ma voi avete idea di come sia fatto il sodio metallico?". Nessuno rispose, così continuò infastidito: "ma non è possibile che siate al secondo anno e nessuno di voi sappia come sia il sodio metallico: è un panetto argenteo e si taglia con il coltello, come il burro. Ma cosa vi insegnano?". Detto da un professore. Sono dovuto andare in Germania a vedere com'era fatto. Spero vivamente che per altri colleghi in altre parti d'Italia non sia stato così.
Ma chiaramoci, ancora una volta: non voglio fare di tutta l'erba un fascio. Su 22 esami che ho dato, almeno 10 professori erano molto molto validi sia come didattica che come produzione scientifica. Tuttavia, la qualità della didattica (i voti che danno gli studenti ai professori) è pubblica, e uno può farsi un'idea già lì senza fare nomi. Un paio di professori che ho avuto (e che ora non credo insegnino più lì -- grazie al cielo, ogni tanto ci ascoltano...) hanno addirittura nascosto le valutazioni, chissà mai perché.
Relazioni di laboratorio approssimative. In tutti i corsi che ho fatto, e gli insegnamenti che ho visto, ad eccezione di pochi come le chimiche organiche e laboratorio di fisica, nessuno ci ha mai insegnato come redigere una relazione di laboratorio come si deve, né come fare una corretta analisi dei dati. Ho dovuto imparare tutto questo da solo, senza sforzo, perché già possedevo molte nozioni a riguardo. Ma per molti miei colleghi non è stato così, e questa cosa non la trovo giusta. Che senso ha imparare a memoria 900 dimostrazioni di Fisica 2 se poi a nessuno viene insegnato come realizzare una curva di calibrazione su Excel, o usare gli headings su Word? Certo, molti potranno rispondere: lo si impara da soli, è fattibile. A quel punto, ugualmente potrei dire: anche le dimostrazioni di Fisica 2 si possono imparare da soli senza problemi (e molte volte è così, perché magari un/a prof non sa spiegare né ha voglia di farlo).
Le chimiche fisiche sono fatte molto bene. Ma anche lì: completa assenza della parte pratica e analitica del dato. E no, non è vero che tutto è una "banale conseguenza" delle dimostrazioni. Servono entrambe, in eguale maniera. E' inutile fare tutta teoria, se non applichi i concetti o tutta pratica se non sai niente dei princìpi su cui si fonda.
Ciliegina sulla torta: mi sono laureato PIU' di un anno fa e sto aspettando ancora il pezzo di carta. E no, non è colpa del covid: è proprio l'università di Firenze in generale che non si sa per quale motivo, consegna le pergamene ben un anno dopo la data di laurea, chiedete pure a chiunque si sia laureato negli ultimi anni... Se vi sembra una cosa normale.
EDIT- Ricevuta dopo 14 mesi dalla laurea dopo 4 email, di cui una al Rettore, ok.
Il tirocinio e la tesi sono state le parti più belle e stimolanti di tutto il corso. Probabilmente perché sei tu che a quel punto scegli la persona che deve seguirti. Sicuramente quello, unito agli esami del terzo anno, dove andiamo a vedere qualcosa di più "aggiornato" e "reale" sono le uniche cose che si salvano dei miei anni là. Poi certo, sono uscito molto preparato, ma perché ho studiato molto da solo. Molti esami sono stati utili solo per sapere cosa dovevo studiare.
Adesso vorrei ampliare il discorso a livello internazionale. In Germania ho potuto notare diverse cose.
I corsi teorici sono molto più facili perché non ci sono nozioni ma approcci alla risoluzione di problemi reali. Gli scritti sono così, talvolta c'è anche un paper recente da commentare come punto di partenza. Comunque fai il compito se hai capito veramente; non è possibile passarlo studiando tomi di roba a memoria (ah e non ci sono dimostrazioni).
Laboratori e parte pratica infinitamente migliore e stressantissima e non paragonabile a quella italiana. Lì impari a fare veramente qualcosa. Relazioni su relazioni di minimo 40 pagine (che per noi sarebbero vere e proprie tesi). Personale docente e PhD veramente disponibilissimi. Ho sempre trovato tutti che amano il proprio lavoro e che hanno voglia di insegnartelo con passione.
Vorrei inoltre terminare questo rant con questo post su Reddit, di un ingegnere meccanico. Perché il nostro problema più grande, secondo me, è l'individualità, non i fondi, come dice qualcuno.
lucabio Ha scritto:Campanilismo in ogni dove. Parlo di automotive, che è un po' il mio settore. Centri di ricerca contro altri centri di ricerca, università contro università, regione contro regione, città contro città persino paese contro paese. Passiamo giorni dicendo quanto faccia schifo il modello Lombardo e nel frattempo Ducati e Lamborghini sono diventate del Volkswagen group (vabbè ormai da qualche anno ma non importa). Abbiamo una montagna di tecnologie e know how sui veicoli elettrici e nessuno prende una misera iniziativa [...]. Tecnologicamente siamo diventati la succursale (per non dire peggio) di altri paesi e forse un po' ce lo meritiamo. Ci sono tanti bei progetti nati da gente invisibile e rimangono tali, appunto, isolati e sconosciuti. Se penso ad Olivetti non riesco a non pensare ad Arduino, direi che si tratta della spin off (se tale si può definire) meglio riuscita.
Tuttavia, vorrei ancora una volta precisare che mi riferisco SOLO al corso di laurea in chimica e SOLO a Firenze. Quello che ho scritto riflette solamente le mie personalissime opinioni e può non corrispondere a realtà. Specialmente adesso che è passato più di un anno. Conosco moltissime persone che si sono trovate benissimo in altri corsi di laurea della medesima università, come matematica, fisica, geologia, biotecnologie molecolari, lettere... Veramente degli ottimi CdL da quello che mi hanno detto e da quello che ho visto. Poi è anche vero che mi hanno parlato benissimo di chimica a Padova o a Milano, o ancora di chimica industriale a Bologna. Insomma, sono arrivato alla conclusione che ogni regione ha le sue peculiarità in fatto di CdL. E soprattutto: ascoltate le opinioni di chi questi CdL li ha frequentati! Ascoltate, chiedete e chiedete! E mai lasciarsi ingannare dagli open-day. Fidatevi di quelli solamente se volete vedere gli ambienti!
Con i miei massimi auguri alle nuove matricole ovunque nel mondo, cari saluti a tutti!
Myttex