Normative ed analisi delle acque

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rock.angel

2011-02-21 11:40

Dato che tempo fa, mentre si discuteva dell'acqua a pH alcalino, ho notato un po' di confusione in merido alla classificazione e all'analisi delle acque, e che sono fresca di un corso appena svolto, illustrerò i punti principali da tenere presenti in questo campo.

Esistono tre tipi fondamentali di "acque" da trattare:

  • acque reflue

  • acque potabili

  • acque minerali

Le acque reflue sono quelle provenienti degli scarichi urbani. Già negli anni '70 con la Legge Galli si è imposto un trattamento preliminare prima di rimmettere le acque nei corsi d'acqua, per ridurre l'impatto ambientale. Gli impianti ad oggi più utilizzati sono quelli a fanghi attivi che permettono un abbattimento della materia organica contenuta nell'acqua. Il paramentro chimico più controllato è il BOD5.

Il BOD5 consiste nel saturare il campione di O2 e misurare il contenuto di O2 immediatamente prima e subito dopo un'incubazione di 5 giorni in determinate condizioni stabilite dal D. Lgs vigente in materia di ambiente (152/2006)

L'acqua potabile è un'acqua prelevata da falde o corsi d'acqua superficiali, sottoposta a disinfezione e poi immessa in rete dopo aver subito una clorazione finale.

La differenza principale tra acqua potabile e acqua minerale sta proprio qui: l'acqua minerale è un'acqua microbiologicamente pura che quindi non viene sottoposta ad alcun tipo di trattamento se non aggiunta di anidride carbonica o trattamento con aria arricchita in O2 (ed in entrambi i casi deve essere scritto in etichetta).

La potabilizzazione delle acque è normata dal D. Lgs. 31/2001. In tale decreto sono stabiliti tutti i parametri da analizzare per garantire la qualità dell'acqua.

Tra i parametri principali ricordiamo pH, conducibilità specifica, residuo fisso, cloro libero (importante per valutare se la clorazione finale garantisce una disinfezione successiva) e tutta una serie di parametri di cui sono indicate negli allegati del decreto i limiti consentiti (Fe, Mn, metalli pesanti, VOC, TOX, THM...).

Inoltre anche sulle acque potabili si stima il contenuto totale di materia organica; ci sono vari parametri, tutti accettati dalla legge: COD, BOD5, Ossidabilità al permanganato e TOC. Il TOC è il parametro più usato e misura il Total Organic Carbon. Bisogna tener presente che nelle acque è presente bicarbonato in concentrazioni considerevoli e quindi va prima eliminato, dosando il Carbonio inogranico, e poi va stimato il carbonio residuo che è quello organico.

Per quanto riguarda le acque minerali la legislazione di riferimento è legata al D. Lgs. 542/1992 poi aggiornato con il D. Lgs. 399/1999.

In tali documnenti è contenuta tutta una serie di indicazioni sulle acque minerali tra cui sottolineamo:

  • l'acqua deve essere imbottigliata vicino alla sorgente

  • l'acqua deve essere imbottigliata in contenitori appositi (PET, cartoni idonei...) di volume massimo 2 L

  • le caratteristiche chimiche, fisiche e microbiologiche non devono essere alterate durante il trasporto

Per quanto riguarda le etichette il D.Lgs 105/1992 prevede che vengano aggiornate ogni 5 anni e che contengano un numero ristretto di parametri. In realtà le analisi su tali acque vengono effettuate con cadenza del tutto simile alle acque potabili, sia sull'acqua in uscita dalla sorgente che in quella pronta alla distribuizione. Per i parametri analitici da ricercare ed i limiti di concentrazione questi ad oggi sono del tutto simili a quelli delle acque potabili.

La dicitura minerale e oligominerale deriva invece dal residuo fisso:

  • residuo fisso <50ug/L SCARSAMENTE MINERALE

  • residuo fisso < 500ug/L OLIGOMINERALE

  • residuo fisso < 1500 ug/L MINERALE

  • residuo fisso >1500ug/L RICCA DI SALI MINERALI

Per quanto riguarda le metodiche analitiche la normativa rimanda a quella per le acque potabili.

Spero che questo breve escursus vi sia utile per capire un po' la situazione in campo di acque. Se siete interessati in qualche cosa in particolare, chiedete pure e cercherò di rispondervi:-P

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NaClO3

2011-02-21 19:50

davvero una introduzione molto dettagliata, brava Elena!

anche io in questo periodo sto studiando le acque, ovviamente nel ramo alimentare, quindi niente acque reflue.

possiedo un faldone con tutte le metodiche d'analisi chimico-fisiche microbiologiche per le acque!

Dott.MorenoZolghetti

2011-02-21 20:23

E allora scrivici qualcosa....:-P

NaClO3

2011-02-21 20:28

Bè, per esempio oggi ho fatto l'analisi dei solfati nelle acque potabili di milano sud-ovest, tramite spettrofotometria turbidimetrica a 420nm e retta di taratura con standard di Na2SO4 in soluzione glicerica idroalcolica e BaCl2, ho rivelato nell'acqua che sgorga dal rubinetto scolastico, un quantitativo di 43,51 ppm di SO4[--].

Questo a grandi linee, considerando che il limite di legge è di 250[mg/l], e il valore consigliato è di 40[mg/l] direi che va più che bene!

Franc

2011-02-21 22:37

rock.angel ha scritto:

Per quanto riguarda le etichette il D.Lgs 105/1992 prevede che vengano aggiornate ogni 5 anni e che contengano un numero ristretto di parametri. In realtà le analisi su tali acque vengono effettuate con cadenza del tutto simile alle acque potabili, sia sull'acqua in uscita dalla sorgente che in quella pronta alla distribuizione. Per i parametri analitici da ricercare ed i limiti di concentrazione questi ad oggi sono del tutto simili a quelli delle acque potabili.

Vorrei contribuire con un approfondimento.

Nonostante l'enfasi con la quale la legge presenta l'acqua minerale, distinguendola dalla comune acqua potabile, essa non assicura affatto una qualità superiore della prima rispetto alla seconda, anzi fa il contrario.

Come giustamente riportato, il DL542/92 afferma che le acque minerali sono sì "imbottigliate così come sgorgano dalla sorgente, microbiologicamente pure, senza subire clorazione" ma ciò, rispetto all'acqua potabile di rubinetto, non dà nessuna particolare garanzia. Infatti pure le acque imbottigliate sono trattate, semplicemente non si può usare il cloro perchè il microbismo "naturale" va preservato. All'imbottigliatore di acque minerali sono infatti consentiti i seguenti trattamenti (oltre all'imbottigliamento, un processo industriale appunto) di:

- approvvigionamento in vasche ed elevazione meccanica;

- separazione dei composti di Fe e S per filtrazione, decantazione ed ossigenazione;

- separazione dei composti di Fe, Mn, S e As mediante aria arricchita da O3 (da indicare in etichetta, perchè comporta una disinfezione);

- altre separazioni specifiche di componenti "indesiderati";

- alterazione della CO2 disciolta, tramite metodi fisici (da indicare in etichetta, perchè comporta una disinfezione).

Importante è il fatto che il DL non preveda per le acque minerali restrizioni nei valori limite degli ioni più importanti (Na+,Ca++,SO4--, ecc...) perchè un regio decreto le considera "terapeutiche per usi specifici" ed in virtù di tali prerogative, esse possono avere componenti in quantità estremamente variabile, magari secondo rapporti assolutamente sbilanciati.

Riguardo alle concentrazioni di molti pericolosi contaminanti che nelle acque potabili d'acquedotto sono praticamente così basse da essere al limite di rilevabilità strumentale, alla multinazionale che imbottiglia è consentito di esimersi dal citare questi "poco desiderati" valori nell'etichetta, ed il non superamento dei limiti fissati è semplicemente legato ad un'autocertificazione dall'azienda stessa.

Per l'acqua potabile, i controlli annuali previsti dalla più recente normativa (DL31/2001 e successivi adeguamenti) individuano 4 controlli fissi, più 3 ogni 1000 mc al giorno del volume d’acqua fornita, più un controllo di verifica annuale. In pratica, nelle grosse città i parametri fondamentali sono controllati più volte al giorno, non solo dal gestore, ma anche tramite ISPEZIONI INDIPENDENTI da parte dell'ASL.

Per le acque imbottigliate è invece previsto il solo invio annuale di un'autocertificazione al Ministero della Salute, con la quale L'AZIENDA dichiara di aver eseguito tutti i controlli necessari, compresi teoricamente pure quelli nei depositi dello stabilimento, della distribuzione e dei punti vendita (come sia possibile ciò non è dato sapere, visto che una bottiglia d'acqua percorre sempre migliaia di chilometri ed è "conservata" nel suo imballaggio per mesi in chissà quali condizioni, prima di arrivare al consumatore).

A tal proposito sarebbe interessante conoscere gli effetti dovuti al rilascio di sostanze pericolose da parte del PET nel lungo periodo e quando esso è esposto alla luce e alle temperature variabili tipiche dei processi di trasporto e stoccaggio di questi prodotti. Altro che sapore di cloro...

Ultimo dato: il processo industriale di imbottigliamento-trasporto-smaltimento di una bottiglia di plastica consuma una quantità d’acqua potabile quattro volte superiore a quella che la bottiglia stessa contiene. In tale computo è esclusa la fase di produzione PET ed il nefasto effetto ecologico legato a ciascuna fase del processo, reo di inquinare le stesse falde idriche e l'aria. Il risultato finale è quello di pagare ad un privato un'acqua non sua che costa mediamente 400 volte di più rispetto a quella fornita dal gestore pubblico, il quale esercita sulla propria acqua un controllo almeno 4 volte più intenso senza inquinare l'ambiente.

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NaClO3

2011-02-21 23:03

C'è da dire che sulle acque potabili l'inquinamento da solventi clorurati, Cr(VI) e metalli pesanti non sia così trascurabile.

Parlando per milanol la cui acqua non è così terribile da punto di vista organolettico, ma lascia a desiderare sui solventi e soprattutto sui nitrati che hanno un livello spropositato.

questo inquinamento non è equamente distribuito in tutte le falde attive della città, che sono a pochi centimentri dalle cantine dei condomini!

Allora capita che in una zona di milano ci siano più nitrati e meno Pb o Cr, in un'altra zone può capitare che ci sia più Pb o Cr e pochissimi nitrati, il risultato per poter distribuire l'acqua è una miscelazione delle varie acque in quattro grandi distribuzioni dagli oltre 200 pozzo attivi di milano.

Ovvero da oltre 200 fonti un milanese può bere dal suo rubinetto un'acqua che in totale è povera di inquinanti nitrici o da metalli o da solventi, ma non perchè l'acqu ain origine lo fosse, ma perchè è stata miscelata con un'acqua meno ricca in un inquinante ma più ricca in un altro che insieme non danno una quantità tale da non poterla distribuire!

rock.angel

2011-02-22 15:48

Franc ha scritto:

Vorrei contribuire con un approfondimento.

All'imbottigliatore di acque minerali sono infatti consentiti i seguenti trattamenti (oltre all'imbottigliamento, un processo industriale appunto) di:

- approvvigionamento in vasche ed elevazione meccanica;

- separazione dei composti di Fe e S per filtrazione, decantazione ed ossigenazione;

- separazione dei composti di Fe, Mn, S e As mediante aria arricchita da O3 (da indicare in etichetta, perchè comporta una disinfezione);

- altre separazioni specifiche di componenti "indesiderati";

- alterazione della CO2 disciolta, tramite metodi fisici (da indicare in etichetta, perchè comporta una disinfezione).

Punto 1: tutti questi trattamenti devono essere specificati e io non ho mai trovato bottiglie con scritto di trattamenti con aria arrichita di ossigeno. E comunque meglio l'ossigeno che il cloro

Punto 2: se il pet rilasciasse sostanze tossiche sarei già morta; se mai può rilasciare qualcosa a contatto con bevande calde (ma sono solo teorie per ora)

Punto 3: le analisi vengono fatte giornalmente e i parametri sono TUTTI normati; scrivere in etichetta che l'acqua ha proprietà terapeutiche è VIETATO dal decreto legge attuale. Per le concentrazioni massime ammissibili ed i metodi analitici nel decreto relativo alle acque minerali si rimanda a quello delle acque potabili.

Punto 4: essento l'acqua imbottigliata ad uso alimentare è sottoposta anche ai regolamenti HACCP.

Detto questo la scelta su che acqua bere sta ad ognuno di noi. Io a Firenze l'acqua del rubinetto non la berrei mai perchè se la analizzo mi prende male da quante schifezze ci sono.

NaClO3

2011-02-22 18:16

rock.angel ha scritto:

Punto 4: essento l'acqua imbottigliata ad uso alimentare è sottoposta anche ai regolamenti HACCP.

questo secondo me è il punto saliente e dovrebbe evitare tutti quegli immagazzinamenti al sole e a temperature elevate che l'acqua minarale subisce, le possibili contaminazioni durante il prelievo e l'imbottigliamento anche da parte del personale.

Franc

2011-02-22 22:35

rock.angel ha scritto:

Punto 1: tutti questi trattamenti devono essere specificati e io non ho mai trovato bottiglie con scritto di trattamenti con aria arrichita di ossigeno. E comunque meglio l'ossigeno che il cloro

Punto 2: se il pet rilasciasse sostanze tossiche sarei già morta; se mai può rilasciare qualcosa a contatto con bevande calde (ma sono solo teorie per ora)

Punto 3: le analisi vengono fatte giornalmente e i parametri sono TUTTI normati; scrivere in etichetta che l'acqua ha proprietà terapeutiche è VIETATO dal decreto legge attuale. Per le concentrazioni massime ammissibili ed i metodi analitici nel decreto relativo alle acque minerali si rimanda a quello delle acque potabili.

Punto 4: essento l'acqua imbottigliata ad uso alimentare è sottoposta anche ai regolamenti HACCP.

Detto questo la scelta su che acqua bere sta ad ognuno di noi. Io a Firenze l'acqua del rubinetto non la berrei mai perchè se la analizzo mi prende male da quante schifezze ci sono.

1) L'ossigeno che dici tu è OZONO, un potente ossidante e battericida usato principalmente per la disinfezione al posto del cloro. L'O3 decompone molte sostanze inquinanti delle acque con una velocità circa 100 volte superiore a quella del Cl (solo il F è più veloce) ed in maniera assai più efficiente perchè, a differenza del Cl, non risente della presenza delle altre sostanze in soluzione nè del pH. Nessun animaletto resiste all'O3 per cui è sufficiente lasciarne nell'acqua una piccolissima dose residua per stare sicuri. Molti impianti usano l'O3 (da produrre in situ perchè essendo instabile si decompone spontaneamente dopo circa mezz'ora) anche per le operazioni di chiarificazione perchè incentiva la flocculazione-precipitazione di un numero altissimo di specie organiche e non (fenoli, CN-, Hg, coloranti, Fe, Mn, ...; riduzione BOD, COD).

Con l'O3, volendo, si raggiungono iperossidazioni e sterilizzazioni a valori prefissati, cosa che risulta molto utile in un impianto di imbottigliamento e nel settore alimentare.

Gli impianti che usano l'O3 oppure la CO2 hanno l'obbligo di scriverlo nell'etichetta. Per tutti gli altri processi che ho elencato, l'obbligo di riportarlo in etichetta non c'è, quindi l'alleggerimento dell'acqua da Fe e S (per ossigenazione, decantazione e filtrazione) ed il suo convogliamento in grosse vasche con l'utilizzo di macchinari e reti di pompaggio (capirai sicuramente cosa ciò comporti in termini di igiene e relativi controlli), sono OPERAZIONI INDUSTRIALI che non vengono menzionate nell'etichetta, altrimenti come fa il consumatore a bere dalla bottiglia di PET e pensare di sorseggiare direttamente dalla fontanella d'alta montagna parzialmente innevata?

2) Alcune sostanze, se assunte a basse dosi, sono ben sopportate dagli organismi viventi. Peccato che fra queste ci siano quelle BIOACCUMULABILI, cioè quelle che l'organismo smaltisce più lentamente rispetto a quanto è costretto ad accumulare. L'acqua imbottigliata contiene sicuramente, almeno in tracce, delle molecole pericolose rilasciate dal suo imballaggio (la bottiglia) e proprio per evitare un tangibile INQUINAMENTO del prodotto, sulla confezione c'è una data di scadenza e si raccomandano per il prodotto temperature miti e costanti, e niente luce solare diretta. Avvertenze alle quali i nostri autotrasportatori, magazzinieri e commercianti sicuramente prestano assoluta attenzione... Io non ci scommetterei un euro, altri magari si fidano, ma qui non stiamo parlando di fiducia soggettiva, giusto?

3) E' vero, alcune analisi sono giornaliere e devono sottostare (dal 2003), almeno per gli inquinanti, a valori limite molto simili a quelli stabiliti per le acque potabili, ma i responsabili degli esami sono quelli del laboratorio chimico aziendale o di uno convenzionato all'azienda (che quindi campa grazie ai controlli ad essa delegati). Poi l'azienda autocertifica che tutti i parametri sono a norma e che i controlli sono stati fatti costantemente durante tutto l'anno... Insomma, secondo te c'è possibilità che in caso di qualche "temporaneo" default autocertifichino qualcosa fuori norma!?

Riguardo alla dicitura "terapeutica", è vietato dalla legge appunto mostrarla in etichetta, ma è proprio grazie ad un antico decreto che dava loro questa nomea che molte acque i cui ioni "essenziali" (Na+,Ca++,SO4--,...) risultano squilibrati nelle loro proporzioni siano definibili "acque della salute" o "dietetiche" dalla pubblicità radiotelevisiva (sicuramente di impatto molto più vasto rispetto alla sola etichetta stampata).

4) Eh già, il sistema HACCP è applicato da qualche tempo pure all'acqua imbottigliata. Questo è sicuramente un bene. Persino io uso questo protocollo per pulire il mio bagno: faccio monitoraggio, individuo i punti critici, prevengo le anomalie, identifico i prodotti di pulizia non conformi, eventualmente rieseguo la procedura. Ora che te l'ho detto senza farti esaminare tutta la mia documentazione annuale perchè so che hai qualche altro centinaio di persone da controllare, ti fidi? Anche questa è un'autocertificazione.

Poi ovviamente ognuno fa le sue scelte, se le ha, e decide di bere quel che preferisce.

@NaClO3

I controlli aziendali sul prodotto finito che esce dallo stabilimento possono essere assolutamente irreprensibili da parte dell'azienda (ed a me pare che per dimostrarlo, un'autocertificazione annuale sia proprio il minimo) ma la stessa ne perde il controllo una volta che affida la merce alla distribuzione.

Come fa la Danone o la Nestlè a garantire che il negozietto sotto casa tua eviti di tenere la merce all'aperto o sotto il Sole di Luglio? Chi, come e con che cadenza cura i controlli nei magazzini dei grossisti, ove il prodotto può stazionare parecchio tempo?

L'unica risposta oggettivamente corretta è che il VERO controllo indipendente sul prodotto finito può farlo solo la ASL con un'ispezione occasionale a campione.

Credo che le etichette d'acqua in bottiglia, pur essendo tutte sottomarche Unilever, Nestlè o Danone, in Italia superino il numero di 250. Quindi appare un po' in salita l'analisi periodica e puntuale di tutti i nodi di smistamento della rete commerciale...

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rock.angel

2011-02-23 00:11

Dire trattare con aria arricchita di O2 o con aria arricchita di ozono è la stessa cosa e sui decreti si usa la prima dicitura, a quanto ne se io. Il PET è uno dei materiali migliori per la conservazione degli alimenti freddi. Alimenti caldi possono portare al rilascio di bisfenoli A che provocano disfunzioni a livello endocrino. Penso che a livello di distribuzione siano prese tutte le precauzioni per evitare problemi. Magari è sulla piccola distribuzione o sulla conservazione in casa che si possono avere i danni maggiori (quante volte si vede la gente che mette le bottiglie in terrazza al sole perchè non ha posto?). Comunque anche le ASL controllano le acque minerali, essendo appunto un prodotto ad uso alimentare, come dici tu. La cadenza è diversa rispetto a quella delle acque potabili ma un controllo può essere eseguito in ogni momento e senza preavviso. Il problema sulla distribuzione può esistere ma non sul prodotto in uscita dallo stabilimento (appena imbottigliato). Per quanto riguarda solfati, calcio, sodio e co. sono abbastanza sicura che ci siano dei limiti prestabiliti sia per le concentrazioni minime che per quelle massime. Appena ho un po' di tempo controllerò.

Franc

2011-02-23 01:42

Questo è proprio un grosso problema.

L'O2 è una sostanza diversa dall'O3 e non è la scrittura di un Decreto Legge che cambia i fatti. Anzi, magari li cambia, perchè se nel DL l'uso di O3 è mascherato col termine "aria arricchita di O2", ci manca solo che per l'azienda decada anche l'obbligo di indicare questo trattamento in etichetta.

Il PET è un materiale giovane che è venuto fuori quando il PVC non si è potuto più usare perchè si è DIMOSTRATO teratogeno e cancerogeno; oggi l'uso del PVC in campo alimentare è appunto vietato.

La pericolosità del PET è ancora da dimostrare, ma come per tutte le materie plastiche risulta evidente che ci sia un rischio associato alla migrazione di schifezze in caso di esposizione prolungata a luce e calore (si parla di comuni condizioni ambientali).

Nella già ampia letteratura scientifica troverai sicuramente qualcosa sulla sistematica presenza di Sb derivante dall'uso di Sb2O3 come catalizzatore nella produzione di PET in tutte le acque in bottiglia ed a come questi contenitori siano soggetti a lisciviazione a seconda dei coloranti usati.

Ovviamente le ASL controllano come possono, ma con un'intensità assolutamente inferiore a quella riservata agli acquedotti; non voglio ripetermi. Aggiungo solo che dovrebbe insospettire un po' tutti il fatto che il prodotto venduto costi all'azienda che lo produce, meno della colla per le etichette.

Come ti ho già detto, alle acque minerali è consentito avere composizioni estremamente variegate proprio perchè si ritiene che possano essere usate con valenza medica, anzi il consumo per lungo periodo di una sola marca dovrebbe avvenire solo sotto consiglio medico.

Ma dato che ci sei, controlla tutto. Constaterai che il DL29/12/2003 permette alle acque minerali di avere rispetto alle potabili, ad esempio: 5 volte più As e B, e nessun obbligo (neanche di dichiarazione) per le quantità di Al e Fe.

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