Pale Blue Dot

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Max Fritz

2012-03-08 17:50

Mi è capitato di recente di vedere la foto nota come Pale Blue Dot: Scattata nel 1990 dalla sonda Voyager, ci mostra il nostro Pianeta, come si vede da 6 miliardi di kilometri, nello spazio ai confini del Sistema Solare. Carl Sagan, astronomo statunitense, fece un celebre discorso, che ho trovato particolarmente profondo, su questa fotografia: http://www.youtube.com/watch?v=wupToqz1e2g Riporto di seguito il testo tradotto. "Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L'insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni "superstar", ogni "comandante supremo", ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica. Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l'illusione che abbiamo una qualche posizione privilegiata nell'Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c'è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi. La Terra è l'unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c'è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora. Che vi piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l'astronomia è un'esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c'è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l'uno dell'altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l'unica casa che abbiamo mai conosciuto." Può darsi che non tutto coincida tra le due versioni (video e traduzione), ma il senso è comprensibilissimo anche direttamente dall'inglese. A me ha fatto molto riflettere, spero possa servire anche a chi di voi non lo conosceva già ;-)

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Lord_Rey

2012-03-08 19:03

Credo che queste siano le cose che ci spingono, almeno a noi "scienziati", a cercare di scoprire, di capire...molto, troppo, spesso ci dimentichiamo della vastità dell'universo, mentre, forse, dovremmo tenerlo come punto fisso nella nostra vita...ricordarsi ogni giorno che la nostra importanza è relativa alla misura che usiamo, così come le brutte cose che ci succedono. Certo, però, che la nostra Terra è proprio bella...

al-ham-bic

2012-03-08 23:00

"...ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni "superstar", ogni "comandante supremo", ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica.

Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio..."

Mi piace ripetere i due capoversi secondo me di gran lunga più profondi e significativi, nei quali stà tutta la storia dell'uomo e della sua vanità.

Da meditare.

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Dott.MorenoZolghetti

2012-03-09 17:19

Più che meditare su di una "cacca di mosca" ( ;-) ) vi invito a leggere il Qohelet, altrimenti detto Ecclesiaste, uno tra i più bei libri sapienziali della Bibbia, scritto nel III (forse IV) secolo a.C.

Senza attendere il 1990, qualcuno era già giunto alle stesse conclusioni!

Celeberrima la frase "Vanitas vanitatum et omnia vanitas" che in italiano rende: "vanità delle vanità, tutto è vanità". La vanità qui, non è quella di Narciso, ma è il sostantivo con cui si identifica l'inutilità dell'umano sforzo mirato a costruire, a fare, a essere, ad apparire, nella sfera delle cose vane, materiali, corruttibili e quindi effimere. L'uomo è per sua natura più transiente di un granello di sabbia, così deperibile, così fragile.

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