2011-01-17, 15:24 (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 2013-06-15, 13:18 da AgNO3.)
Il proceso al collodio umido è un tecnica fotografia risalente alla seconda metà del XIX secolo, sperimentata per la prima volta da Frederich Scott Archer nel 1852.
L'utilizzo del collodio come substrato per gli alogenuri di argento fu una notevole invenzione, poiché ridusse i tempi di esposizione ad un arco di tempo oscillante da i 3 ai 20 secondi circa.
La tecnica precedentemente utilizzata era la stampa all'albumina, che richiedeva qualche minuto (tecnica che si serviva dell'albumina dell'uovo come collante per i sali di argento), si stava intanto estinguendo il calotipo, per motivi di comodità, tempo e definizione dell'immagine.
Il collodio poteva essere utilizzato su diverse superfici:
- su vetro, chiamata anche Ambrotipia
- su lastre di ferro o stagno, Ferropitia
Lo svantaggio della tecnica al collodio umido (ancora oggi in uso per alcuni amatori di tecniche fotografiche ottocentesche) è il fatto che la sensibilità della lastra era ottimale solo quando lo strato di collodio era ancora bagnato e ciò richiedeva una particolare abilità dei fotografi, che erano costretti a lavorare nei pressi del loro studio fotografico per evitare che la lastra seccasse e che i tempi di esposizione crescessero esponenzialmente.
Il procedimento è il seguente:
- la lastra (di sovente erano usate quelle di vetro) veniva pulita con particolari miscele base di farina fossile e alcool etilico
- si spande sulla lastra il collodio contenente potassio ioduro e potassio bromuro (o NH4I e NH4Cl)
- si attende che il collodio si rapprenda e si immerge la lastra in una soluzione di AgNO3 per 3-5 minuti
- si mette a fuoco l'immagine sul vetro smerigliato sul fondo della fotocamera
- si pone la lastra nello chassy della macchina fotografica (spesso a soffietto) e si espone per un tempo che dipende dall'illuminazione
- si ottura l'obbiettivo e si sviluppa la lastra in una soluzione di pirogallolo (1 grammo in 1 litro) o acido gallico (oppure in soluzione di solfato di ferro II o in soluzione di KCN :tossico: )
- si fissa la lastra in soluzione diluita di iposolfito di sodio Na2S2O3
questo è uno dei tanti video del processo al collodio:
http://www.youtube.com/watch?v=jVerzZWYZss
purtroppo non posso mettere un video o foto fatte da me, perché non possiedo il collodio....
L'utilizzo del collodio come substrato per gli alogenuri di argento fu una notevole invenzione, poiché ridusse i tempi di esposizione ad un arco di tempo oscillante da i 3 ai 20 secondi circa.
La tecnica precedentemente utilizzata era la stampa all'albumina, che richiedeva qualche minuto (tecnica che si serviva dell'albumina dell'uovo come collante per i sali di argento), si stava intanto estinguendo il calotipo, per motivi di comodità, tempo e definizione dell'immagine.
Il collodio poteva essere utilizzato su diverse superfici:
- su vetro, chiamata anche Ambrotipia
- su lastre di ferro o stagno, Ferropitia
Lo svantaggio della tecnica al collodio umido (ancora oggi in uso per alcuni amatori di tecniche fotografiche ottocentesche) è il fatto che la sensibilità della lastra era ottimale solo quando lo strato di collodio era ancora bagnato e ciò richiedeva una particolare abilità dei fotografi, che erano costretti a lavorare nei pressi del loro studio fotografico per evitare che la lastra seccasse e che i tempi di esposizione crescessero esponenzialmente.
Il procedimento è il seguente:
- la lastra (di sovente erano usate quelle di vetro) veniva pulita con particolari miscele base di farina fossile e alcool etilico
- si spande sulla lastra il collodio contenente potassio ioduro e potassio bromuro (o NH4I e NH4Cl)
- si attende che il collodio si rapprenda e si immerge la lastra in una soluzione di AgNO3 per 3-5 minuti
- si mette a fuoco l'immagine sul vetro smerigliato sul fondo della fotocamera
- si pone la lastra nello chassy della macchina fotografica (spesso a soffietto) e si espone per un tempo che dipende dall'illuminazione
- si ottura l'obbiettivo e si sviluppa la lastra in una soluzione di pirogallolo (1 grammo in 1 litro) o acido gallico (oppure in soluzione di solfato di ferro II o in soluzione di KCN :tossico: )
- si fissa la lastra in soluzione diluita di iposolfito di sodio Na2S2O3
questo è uno dei tanti video del processo al collodio:
http://www.youtube.com/watch?v=jVerzZWYZss
purtroppo non posso mettere un video o foto fatte da me, perché non possiedo il collodio....