2017-12-03, 15:36
Una resina a scambio ionico è fondamentalmente un ammasso polimerico caricato positivamente o negativamente capace di catturare e legare a sè ioni inorganici di vario genere. Le resine a scambio ionico (RSI) sono praticamente sempre prodotte in forma sferica a partire da un polimero di stirene-divinilbenzene: modificando il rapporto S/DVB si può modulare la porosità e la reticolazione della resina al fine di permettere o impedire la permeazione di talune specie nel reticolo polimerico.
Le resine sono funzionalizzate con un gruppo acido (resina cationica) o con un gruppo basico (resina anionica) a seconda delle necessità d'impiego.
Un gruppo acido, come ad esempio il gruppo solfonico -SO3H consente alla resina di:
Identificare una resina è possibile solo tramite il nome commerciale impostogli dal produttore: sebbene una resina possa essere classificata a seconda della funzione (cationica forte o debole, anionica forte o debole) e a seconda della carica (protonata, sodica, a cloruri, free base), esistono migliaia di resine e sono impossibili da distinguere fra di loro.
In questo thread useremo una Amberlite IR120 protonata della Dow (commercializzata dalla Sigma-Aldrich) e una resina solfonica forte sodica generica di un vecchio addolcitore.
Una caratteristica molto facile da rilevare in una resina cationica è il tempo di saturazione, ovvero quell'intervallo di tempo che intercorre fra il primo contatto con l'acqua e la saturazione dei siti attivi della resina.
Si calcola semplicemente ponendo quantità note di resina rigenerata e secca in almeno 3-4 matracci vuoti, portando a volume con acqua di durezza nota e filtrando e titolando le soluzioni progressivamente a intervalli di tempo prestabiliti. E' un valore qualitativo che ci aiuta a capire quanto tempo serve ad una resina per esplicare il suo lavoro, con tutte le conseguenze pratiche del caso.
1. TEMPO DI SATURAZIONE DI UNA AMBERLITE IR-120
Il tempo di saturazione è stato rilevato su 0.50g di resina Amberlite IR-120 protonata umida inserita in acqua a 30.03°f. Preparati 5 matracci, filtrati e titolati ad intervalli di tempo prestabiliti si ricava:
Si nota dal grafico che la resina sequestra ioni Ca2+ con un andamento a decadimento iperbolico. Si può stimare che il tempo di saturazione per questa Amberlite IR-120 cationica forte R-SO3H protonata è di circa 20-22min. In altre parole, se dovessimo usare questa resina per rimuovere un analita da una soluzione, dopo 10-15 minuti circa la nostra resina è praticamente satura, ed è opportuno rigenerarla.
2. TEMPO DI SATURAZIONE DI UNA RESINA INCOGNITA
Il tempo di saturazione è stato rilevato su 0.51g di resina incognita sodica umida inserita in acqua a 29.8°f. Si ricava:
Si nota dal grafico che la resina sequestra ioni Ca2+ con un andamento a decadimento quasi lineare. Si può stimare che il tempo di saturazione per questa resina cationica forte R-SO3Na sodica è di circa 14-16min.
3. METALLAZIONE DI UNA RESINA E PROPRIETA' CATALITICHE
Poiché una resina cationica ha facoltà di legare a sè e catturare ioni metallici e cationi di altro genere, è immediato pensare alla catalisi eterogenea.
Cosa succede se carico una resina cationica con protoni (quindi la rigenero con un acido forte) e la uso in catalisi organica, ad esempio in una esterificazione? In linea di massima funziona, ed è stata già utilizzata a tali scopi. Bisogna però ricordarsi che le RSI non tollerano temperature superiori ai 100-110°C e che l'efficacia in catalisi è determinata da quanto facilmente le molecole riescono ad infilarsi nelle porosità e regire con il protone, quindi potrebbe variare da resina a resina e da solvente a solvente.
Cosa succede se carico una resina cationica con un metallo di transizione e lo uso in catalisi organica? Dipende sempre dalle circostanze citate, ma in linea di massima potrebbe funzionare: sarebbe bello se qualcuno qui nel forum provasse a farlo.
Cosa succede se carico una resina cationica con un metallo di transizione, lo riduco a cristalliti e lo uso in catalisi organica? Una cosa del genere è fattibile con metalli di transizione come il Pd, che in forma di cristalliti depositati su materiali ad alta superficie (Pd/C o resine) riescono a catalizzare idrogenazioni organiche. Ovviamente dipende tutto dalle condizioni sopra elencate, ed è molto probabile che non funzioni, come nel mio caso, che forse tratterò in un futuro thread.
Metallare una resina è molto semplice, basta una soluzione di un sale di transizione ed eventualmente un agente riducente (il Pd si riduce da solo in presenza di acqua o solventi organici). Dopo aver lasciato la resina in agitazione con la soluzione per un tempo sufficiente si lava con molta acqua (o il solvente prescelto) e si asciuga. Al di là del loro impiego, forse molto specifico, può essere curioso metallare una resina anche solo per osservarne le variazioni di colore apportate dal centro metallico.
Le resine sono funzionalizzate con un gruppo acido (resina cationica) o con un gruppo basico (resina anionica) a seconda delle necessità d'impiego.
Un gruppo acido, come ad esempio il gruppo solfonico -SO3H consente alla resina di:
- Legare cationi rilasciando il protone;
Resina-SO3H → Resina-SO3Na - Legare cationi grandi rilasciando cationi più piccoli;
Resina-2SO32Na → Resina-2SO3Ca - Ad alte concentrazioni di un determinato catione, legarlo a sè a prescindere dalle dimensioni ed espellere quello già legato.
Resina-2SO3Ca → Resina-2SO32Na
Identificare una resina è possibile solo tramite il nome commerciale impostogli dal produttore: sebbene una resina possa essere classificata a seconda della funzione (cationica forte o debole, anionica forte o debole) e a seconda della carica (protonata, sodica, a cloruri, free base), esistono migliaia di resine e sono impossibili da distinguere fra di loro.
In questo thread useremo una Amberlite IR120 protonata della Dow (commercializzata dalla Sigma-Aldrich) e una resina solfonica forte sodica generica di un vecchio addolcitore.
Una caratteristica molto facile da rilevare in una resina cationica è il tempo di saturazione, ovvero quell'intervallo di tempo che intercorre fra il primo contatto con l'acqua e la saturazione dei siti attivi della resina.
Si calcola semplicemente ponendo quantità note di resina rigenerata e secca in almeno 3-4 matracci vuoti, portando a volume con acqua di durezza nota e filtrando e titolando le soluzioni progressivamente a intervalli di tempo prestabiliti. E' un valore qualitativo che ci aiuta a capire quanto tempo serve ad una resina per esplicare il suo lavoro, con tutte le conseguenze pratiche del caso.
1. TEMPO DI SATURAZIONE DI UNA AMBERLITE IR-120
Il tempo di saturazione è stato rilevato su 0.50g di resina Amberlite IR-120 protonata umida inserita in acqua a 30.03°f. Preparati 5 matracci, filtrati e titolati ad intervalli di tempo prestabiliti si ricava:
Si nota dal grafico che la resina sequestra ioni Ca2+ con un andamento a decadimento iperbolico. Si può stimare che il tempo di saturazione per questa Amberlite IR-120 cationica forte R-SO3H protonata è di circa 20-22min. In altre parole, se dovessimo usare questa resina per rimuovere un analita da una soluzione, dopo 10-15 minuti circa la nostra resina è praticamente satura, ed è opportuno rigenerarla.
2. TEMPO DI SATURAZIONE DI UNA RESINA INCOGNITA
Il tempo di saturazione è stato rilevato su 0.51g di resina incognita sodica umida inserita in acqua a 29.8°f. Si ricava:
Si nota dal grafico che la resina sequestra ioni Ca2+ con un andamento a decadimento quasi lineare. Si può stimare che il tempo di saturazione per questa resina cationica forte R-SO3Na sodica è di circa 14-16min.
3. METALLAZIONE DI UNA RESINA E PROPRIETA' CATALITICHE
Poiché una resina cationica ha facoltà di legare a sè e catturare ioni metallici e cationi di altro genere, è immediato pensare alla catalisi eterogenea.
Cosa succede se carico una resina cationica con protoni (quindi la rigenero con un acido forte) e la uso in catalisi organica, ad esempio in una esterificazione? In linea di massima funziona, ed è stata già utilizzata a tali scopi. Bisogna però ricordarsi che le RSI non tollerano temperature superiori ai 100-110°C e che l'efficacia in catalisi è determinata da quanto facilmente le molecole riescono ad infilarsi nelle porosità e regire con il protone, quindi potrebbe variare da resina a resina e da solvente a solvente.
Cosa succede se carico una resina cationica con un metallo di transizione e lo uso in catalisi organica? Dipende sempre dalle circostanze citate, ma in linea di massima potrebbe funzionare: sarebbe bello se qualcuno qui nel forum provasse a farlo.
Cosa succede se carico una resina cationica con un metallo di transizione, lo riduco a cristalliti e lo uso in catalisi organica? Una cosa del genere è fattibile con metalli di transizione come il Pd, che in forma di cristalliti depositati su materiali ad alta superficie (Pd/C o resine) riescono a catalizzare idrogenazioni organiche. Ovviamente dipende tutto dalle condizioni sopra elencate, ed è molto probabile che non funzioni, come nel mio caso, che forse tratterò in un futuro thread.
Metallare una resina è molto semplice, basta una soluzione di un sale di transizione ed eventualmente un agente riducente (il Pd si riduce da solo in presenza di acqua o solventi organici). Dopo aver lasciato la resina in agitazione con la soluzione per un tempo sufficiente si lava con molta acqua (o il solvente prescelto) e si asciuga. Al di là del loro impiego, forse molto specifico, può essere curioso metallare una resina anche solo per osservarne le variazioni di colore apportate dal centro metallico.