Ricerca dei cannabinoidi

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Dott.MorenoZolghetti

2014-10-13 20:16

Ho meditato un po' sull'opportunità di questa ricerca, ma alla fine credo di proporre nulla di sconvolgente.

Per puro caso, in questi giorni, ho avuto a che fare con questi due saggi cromatici e ho quindi pensato di proporveli. Avrei anche delle immagini, ma su queste non ho ancora deciso.

Test di Wasicky

Si tratta di un saggio molto semplice, dove viene impiegato il reattivo di Wasicky. Si ottiene facilmente disciogliendo 1 g di p-dimetilaminobenzaldeide in 5 mL di acido solforico concentrato. Se conservato in frigorifero, al buio e bel chiuso, resta stabile per mesi. Appena si scurisce, va scartato, perchè perde di sensibilità.

Si parte da frammenti vegetali essiccati (0,5 g bastano), stemperati in 4-5 mL di etere di petrolio o esano. L'estratto, ottenuto per agitazione su vortex (5-10 min), viene posto in capsula di porcellana e il solvente evaporato mediante blando riscaldamento (usare un bagno maria bollente o un evaporatore a sabbia). Nella capsula si aggiunge quindi un mL di reattivo e si ruota in modo che l'interno del recipiente sia ben bagnato dal reattivo. Si pone nuovamente la capsula a riscaldare su b.m. bollente per pochi minuti. Una colorazione rosso-bruna, che per raffreddamente diviene rosso-porpora, indica la presenza di cannabinoli. Cosa che viene confermata aggiungendo 4-5 mL di acqua distillata: la colorazione rossa vira al blu intenso, che gradualmente si smorza.

Test di Duquenois e Negm (Duquenois e Levine)

Un test di conferma, sulla cui attendibilità si è scritto tutto e il suo contrario, è quello ideato da Duquenois e Negm nel 1938. Successivamente sono state apportate diverse modifiche e oggi viene utilizzato un test simile all'originale, denominato "test Duquenois-Levine", creato negli anni Sessanta con l'intento di correggere i difetti del test capostipite. Per intenderci, questo saggio viene adottato dalla Polizia negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie o nelle capitanerie portuali di tutto il mondo, quando qualche turista pensa di portarsi a casa un ricordino della vacanza esotica. Esistono in commercio versioni semplificate in cui, alcune fiale di vetro, sigillate in appositi sacchetti capaci di ospitare piccole quantità di sostanza sospetta, dopo l'introduzione del campione, vengono frantumate in sequenza e l'agente valuta visivamente il colore del liquido nel sacchetto. Il colore indaco vi mette nei guai, ma veniamo al test.

Occorre preparare il reattivo di Duquenois-Negm (nella sua versione originale) disciogliendo 0,4 g di aldeide vanillica (oggi si usa l'aldeide cinnamica) in 20 mL di etanolo 95° (occorre un prodotto molto puro) e aggiungendo 1 mL di paraldeide (in origine acetaldeide, ma è molto disagevole l'impiego). Il reattivo, ben tappato, si conserva al buio, in frigorifero per diversi mesi.

Alcuni frammenti vegetali (il test rivela fino a 0,5 mg di resina) vengono lasciati in contatto con il reattivo per 1-2 min e poi allontanati. Al liquido si aggiungono 0,2 mL di acido cloridrico fumante e si apprezza la colorazione che si sviluppa entro 5-10 minuti. Nessun colore esclude la presenza di THC, mentre una colorazione lenta è indice di basso contenuto o di parziale ossidazione dei cannabinoidi. Se è presente un alto tenore in THC, la colorazione è rapida e tende al blu lavanda chiaro, che gradualmente si scurisce, passando dal violetto, indaco e poi blu notte.

Nella versione moderna viene aggiunto del cloroformio che è in grado di solubilizzare parte del prodotto colorato, assumendo una tinta porpora.

Sono note delle interferenze: lavanda, origano e menta danno reazioni dubbie, mentre cipresso, patchouli ed eucalipto danno reazione positiva.


Tanto per essere chiari, questi due test cromogenici hanno il pregio di essere semplicissimi, facilmente riproducibili senza reattivi costosi o difficilmente reperibili (la p-dimetilaminobenzaldeide è presente in tutti i laboratori analitici degni di questo nome, per i suoi svariati utilizzi). Nelle indagini forensi e tossicologiche solitamente si ricorre a tecniche più sofisticate (HPLC, GC-SM) il cui costo e la scarsa disponibilità ne limitano l'impiego a strutture ad alta specializzazione.

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