2015-12-22, 18:26
Se vuoi fare delle sezioni sottili di minerali per guardarle al microscopio, ti devi procurare una sottile sega a disco diamantato per tagliare ed un lapidello per levigare.
Si certo, ma se non ho ne sega diamantata, ne lapidello, come faccio ?
Sono andato giù in giardino ed ho recuperato in mezzo alla ghiaia un bel sasso lucente: sarà il nostro soggetto.
Poi, ho costruito una maschera-supporto per un vetrino da microscopia: un sistema semplice è ritagliare una cornice in cartoncino spesso 1 mm, che poi si incolla sopra un listello di compensato.
In questo modo otteniamo una tasca profonda 1 millimetro ed in grado di ospitare a sigillo il nostro vetrino. Nel mio caso, avendola, ho inciso la tasca in un pezzo di plexiglas con una piccola fresa.
Lavorando a mano è un accessorio indispensabile, è comodo per maneggiare il campione e ci da una sicurezza in più, evitando che il vetrino ci si possa spezzare in mano.
Cominciamo.
Prendiamo il nostro piccolo sasso e appoggiandolo sul lato piatto di una mola lo limiamo, appiattendo una facciata. Fate passate brevi, perché lavorando così a secco è facile surriscaldare il pezzo e, se va bene ci scottiamo, se va male il sasso si spezza.
Creata una facciata ben liscia, incolliamo il pezzo sul vetrino con un paio di gocce di colla cianocrilica (Attak), meglio se un po’ vicino ad una estremità. Più scomoda, ma migliore, la resina bicomponente, resta più elastica.
Notate che il vetrino è stato fermato, per sicurezza, con un paio di giri di nastro adesivo, in modo che non possa saltare via durante la lavorazione.
Ora dobbiamo fare la sgrossatura, ridurre il nostro sasso ad una lamina di circa 1mm, più o meno regolare, ma pronta per la successiva levigatura.
Lo strumento che più probabilmente abbiamo disponibile è il classico Dremel, o similare, con montato un disco al carburo di silicio o, meglio, diamantato. Nel mio caso utilizzo un disco diamantato da 40mm di diametro, il vetrino immobilizzato in una morsa e il Dremel ben stretto con entrambe le mani.
Mi raccomando, il disco taglia come burro anche le ossa, per cui occhio alle dita.
Con il Dremel la sgrossatura del sasso è piuttosto rapida, ma attenzione perché è in questa fase che potete perdere o guadagnare molto tempo del successivo lavoro di levigatura.
Se siete bravi, riuscire a tagliare ad un millimetro dal vetrino, piuttosto che ad uno e mezzo, vuole dire molto tempo risparmiato.
In ogni caso, ora abbiamo il nostro vetrino, con su incollata una fetta molto grossolana del nostro minerale.
Ed ora armiamoci di pazienza: lo strumento successivo sarà la mola, o meglio un lato piatto della mola ed il problema è il surriscaldamento. In qualche modo dobbiamo evitare che il pezzo in lavorazione si riscaldi troppo rompendosi o scollandosi, per cui, o la mola è bagnata, o facciamo passate rapide ed intercalate da bagnatura per raffreddare il minerale. Prima di iniziare pulite il lato della mola con una spazzola a setole rigide per eliminare residui di sporco, poi iniziate esercitando una pressione regolare ma leggera.
Siamo così arrivati ad uno spessore di 0,3-0,2 mm. e non conviene andare oltre con la mola ad acqua.
E’ giunta l’ora della levigatura finale, ora le macchine non servono più, si va di olio di gomito.
Su di una superficie perfettamente piana (vetro, specchio, ecc.) metteremo prima delle carte abrasive a grana da 800 in poi, lavorando con l’acqua e movimenti circolari, poi useremo della pasta abrasiva, fino ad ottenere la trasparenza della sezione.
La maggior parte del tempo di lavorazione è in questa ultima fase: più siamo bravi e costanti, meglio verrà il vetrino.
Una ultima nota: state attenti che lo spessore finale della sezione non influenza solo la luminosità della immagine, ma anche depolarizza la luce, impedendo del tutto la visione colorata dei singoli minerali che costituivano il vostro sasso.
Si certo, ma se non ho ne sega diamantata, ne lapidello, come faccio ?
Sono andato giù in giardino ed ho recuperato in mezzo alla ghiaia un bel sasso lucente: sarà il nostro soggetto.
Poi, ho costruito una maschera-supporto per un vetrino da microscopia: un sistema semplice è ritagliare una cornice in cartoncino spesso 1 mm, che poi si incolla sopra un listello di compensato.
In questo modo otteniamo una tasca profonda 1 millimetro ed in grado di ospitare a sigillo il nostro vetrino. Nel mio caso, avendola, ho inciso la tasca in un pezzo di plexiglas con una piccola fresa.
Lavorando a mano è un accessorio indispensabile, è comodo per maneggiare il campione e ci da una sicurezza in più, evitando che il vetrino ci si possa spezzare in mano.
Cominciamo.
Prendiamo il nostro piccolo sasso e appoggiandolo sul lato piatto di una mola lo limiamo, appiattendo una facciata. Fate passate brevi, perché lavorando così a secco è facile surriscaldare il pezzo e, se va bene ci scottiamo, se va male il sasso si spezza.
Creata una facciata ben liscia, incolliamo il pezzo sul vetrino con un paio di gocce di colla cianocrilica (Attak), meglio se un po’ vicino ad una estremità. Più scomoda, ma migliore, la resina bicomponente, resta più elastica.
Notate che il vetrino è stato fermato, per sicurezza, con un paio di giri di nastro adesivo, in modo che non possa saltare via durante la lavorazione.
Ora dobbiamo fare la sgrossatura, ridurre il nostro sasso ad una lamina di circa 1mm, più o meno regolare, ma pronta per la successiva levigatura.
Lo strumento che più probabilmente abbiamo disponibile è il classico Dremel, o similare, con montato un disco al carburo di silicio o, meglio, diamantato. Nel mio caso utilizzo un disco diamantato da 40mm di diametro, il vetrino immobilizzato in una morsa e il Dremel ben stretto con entrambe le mani.
Mi raccomando, il disco taglia come burro anche le ossa, per cui occhio alle dita.
Con il Dremel la sgrossatura del sasso è piuttosto rapida, ma attenzione perché è in questa fase che potete perdere o guadagnare molto tempo del successivo lavoro di levigatura.
Se siete bravi, riuscire a tagliare ad un millimetro dal vetrino, piuttosto che ad uno e mezzo, vuole dire molto tempo risparmiato.
In ogni caso, ora abbiamo il nostro vetrino, con su incollata una fetta molto grossolana del nostro minerale.
Ed ora armiamoci di pazienza: lo strumento successivo sarà la mola, o meglio un lato piatto della mola ed il problema è il surriscaldamento. In qualche modo dobbiamo evitare che il pezzo in lavorazione si riscaldi troppo rompendosi o scollandosi, per cui, o la mola è bagnata, o facciamo passate rapide ed intercalate da bagnatura per raffreddare il minerale. Prima di iniziare pulite il lato della mola con una spazzola a setole rigide per eliminare residui di sporco, poi iniziate esercitando una pressione regolare ma leggera.
Siamo così arrivati ad uno spessore di 0,3-0,2 mm. e non conviene andare oltre con la mola ad acqua.
E’ giunta l’ora della levigatura finale, ora le macchine non servono più, si va di olio di gomito.
Su di una superficie perfettamente piana (vetro, specchio, ecc.) metteremo prima delle carte abrasive a grana da 800 in poi, lavorando con l’acqua e movimenti circolari, poi useremo della pasta abrasiva, fino ad ottenere la trasparenza della sezione.
La maggior parte del tempo di lavorazione è in questa ultima fase: più siamo bravi e costanti, meglio verrà il vetrino.
Una ultima nota: state attenti che lo spessore finale della sezione non influenza solo la luminosità della immagine, ma anche depolarizza la luce, impedendo del tutto la visione colorata dei singoli minerali che costituivano il vostro sasso.

Andrea
URL: http://spazioinwind.libero.it/andrea_bosi/index.htm
Ogni oggetto ha la sua storia,
. . . io non vendo oggetti,
. . . . . . io racconto storie. (Enotria)
URL: http://spazioinwind.libero.it/andrea_bosi/index.htm
Ogni oggetto ha la sua storia,
. . . io non vendo oggetti,
. . . . . . io racconto storie. (Enotria)