2009-12-09, 23:34
La dagherrotipia è una antica tecnica fotografica risalente alla metà del XIX secolo ideata da Louis Jacques Mandé Daguerre e da cui prese il nome.
A dirla tutta l'idea non fu proprio completamente sua (Vd. Joseph Niépce)
fu la prima tecnica fotografica utilizzata a scopo commerciale e molte di quelle immagini sono arrivate fino a noi in un ottimo stato.
la tecnica utilizzava delle lastre di rame argentate a specchio che venivano poi sensibilizzate con vapori di iodio (o di bromo)
ottimi risultati si ottengono anche con lastre di vetro argentate con la tecnica del saggio a specchio d'argento di Tollens.
l'alogenuro formatesi in superfice (ioduro di argento) veniva poi impressionato diretamente nelle grosse macchine a banco ottico, con pose di diversi minuti.
vennero anche concepiti dei sostegni con varie fogge al fine di aiutare i soggetti a mantenere l'immobilità durante le pose interminabili.
una volta esposta, la lastra conteneva un immagine latente (non visibile) che andava rapidamente sviluppata con vapori di mercurio (non proprio salutari) e poi fissata con tiosolfato di sodio.
l'odierno nome del tiosolfato (meglio noto in fotografia come iposolfito di sodio) è ancora oggi alla base dei bagni di fissaggio fotografico nelle tecniche a base di argento.
l'immagine fissata si ossidava velocemete all'aria e veniva spesso sigillata con una lastra di vetro chiudendo il sandwich con della cera.
l'immagine prodotta era negativa ma di colore biancastro e se ne poteva osservare il positivo, riflettendo sulla lastra un pezzetto di velluto nero, di cui erano rivestite le custodie in cui venivano inserite.
Ps. non ho mai provato, ne intendo provare mai questa affascinante, quanto pericolosissima tecnica.
per eseguirla in sicurezza ci vorrebbe come minimo una cappa come si deve.
tuttavia è stato un passaggio cruciale nell'evoluzione della fotografia e trovo sia interessante, quanto meno conoscerne i rudimenti.
A dirla tutta l'idea non fu proprio completamente sua (Vd. Joseph Niépce)
fu la prima tecnica fotografica utilizzata a scopo commerciale e molte di quelle immagini sono arrivate fino a noi in un ottimo stato.
la tecnica utilizzava delle lastre di rame argentate a specchio che venivano poi sensibilizzate con vapori di iodio (o di bromo)
ottimi risultati si ottengono anche con lastre di vetro argentate con la tecnica del saggio a specchio d'argento di Tollens.
l'alogenuro formatesi in superfice (ioduro di argento) veniva poi impressionato diretamente nelle grosse macchine a banco ottico, con pose di diversi minuti.
vennero anche concepiti dei sostegni con varie fogge al fine di aiutare i soggetti a mantenere l'immobilità durante le pose interminabili.
una volta esposta, la lastra conteneva un immagine latente (non visibile) che andava rapidamente sviluppata con vapori di mercurio (non proprio salutari) e poi fissata con tiosolfato di sodio.
l'odierno nome del tiosolfato (meglio noto in fotografia come iposolfito di sodio) è ancora oggi alla base dei bagni di fissaggio fotografico nelle tecniche a base di argento.
l'immagine fissata si ossidava velocemete all'aria e veniva spesso sigillata con una lastra di vetro chiudendo il sandwich con della cera.
l'immagine prodotta era negativa ma di colore biancastro e se ne poteva osservare il positivo, riflettendo sulla lastra un pezzetto di velluto nero, di cui erano rivestite le custodie in cui venivano inserite.
Ps. non ho mai provato, ne intendo provare mai questa affascinante, quanto pericolosissima tecnica.
per eseguirla in sicurezza ci vorrebbe come minimo una cappa come si deve.
tuttavia è stato un passaggio cruciale nell'evoluzione della fotografia e trovo sia interessante, quanto meno conoscerne i rudimenti.
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