Tecniche fotografiche antiche (dagherrotipia)
La dagherrotipia è una antica tecnica fotografica risalente alla metà del XIX secolo ideata da Louis Jacques Mandé Daguerre e da cui prese il nome.
A dirla tutta l'idea non fu proprio completamente sua (Vd. Joseph Niépce)
fu la prima tecnica fotografica utilizzata a scopo commerciale e molte di quelle immagini sono arrivate fino a noi in un ottimo stato.
la tecnica utilizzava delle lastre di rame argentate a specchio che venivano poi sensibilizzate con vapori di iodio (o di bromo)
ottimi risultati si ottengono anche con lastre di vetro argentate con la tecnica del saggio a specchio d'argento di Tollens.
l'alogenuro formatesi in superfice (ioduro di argento) veniva poi impressionato diretamente nelle grosse macchine a banco ottico, con pose di diversi minuti.
vennero anche concepiti dei sostegni con varie fogge al fine di aiutare i soggetti a mantenere l'immobilità durante le pose interminabili.

una volta esposta, la lastra conteneva un immagine latente (non visibile) che andava rapidamente sviluppata con vapori di mercurio (non proprio salutari) e poi fissata con tiosolfato di sodio.
l'odierno nome del tiosolfato (meglio noto in fotografia come iposolfito di sodio) è ancora oggi alla base dei bagni di fissaggio fotografico nelle tecniche a base di argento.
l'immagine fissata si ossidava velocemete all'aria e veniva spesso sigillata con una lastra di vetro chiudendo il sandwich con della cera.
l'immagine prodotta era negativa ma di colore biancastro e se ne poteva osservare il positivo, riflettendo sulla lastra un pezzetto di velluto nero, di cui erano rivestite le custodie in cui venivano inserite.

Ps. non ho mai provato, ne intendo provare mai questa affascinante, quanto pericolosissima tecnica.
per eseguirla in sicurezza ci vorrebbe come minimo una cappa come si deve.
tuttavia è stato un passaggio cruciale nell'evoluzione della fotografia e trovo sia interessante, quanto meno conoscerne i rudimenti.
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AgNO3
complimenti, bel post! ma avrei una domanda: quante accidenti di tipi di tecniche ci sono? :-D cioè da quello che ci dici sembrano non finire! ...e, te le conosci tutte? ;-)
Per ottenere qualcosa è necessario dare in cambio qualcos'altro che abbia il medesimo valore. In alchimia è chiamato il principio dello scambio equivalente.
Alphonse Elric
sito web; canale YT
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conoscere ne conosco molte, praticarle ne pratico e ne ho praticate poche.

ti faccio un elenco sommario di quelle che conosco.

tecniche basate sui sali di ferro:
cianotipia
callitipia
stampa bruna (o bruno Van Dyke)
platinotipia
Crisotipia

tecniche ai colloidi:

Gomma bicromata
stampa al carbone
carta di Artigue

tecniche antiche a base d'argento
Carta salata
Degherrotipia

queste sono solo le tecniche antiche e sono quelle che mi vengono in mente così al volo.
alcune sono più semplici altre molto più complesse, altre molto molto costose (vd platinotipia e crisotipia a base di sali di platino la prima e oro la seconda.)
per ogni tecnica esistono numerose varianti, interpretazioni e spesso viraggi.
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myttex
bellissimo,la dagherrotipia è la mia tecnica fotografica preferita,le sue immagini sono chiarissime e ci permettono di vedere i minimi dettagli... io vorrei provare a farla,a non trovo la maniera di ottenere una lastra di rame ricoperta di argento...per il resto ho iodio ,rame e metabisulfito di sodio...ho fatto diverse foto con la tecnica della carta salata,ma non è appagate qunto un dagherrotipo...
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Spero di non ricevere un warn se riprendo questa vecchia discussione aggiungendo qualche dettaglio su questa bellissima tecnica, che negli USA riscosse enorme successo:
Il fotografo prima dell'utilizzo doveva pulire e lucidare a specchio la lastra perpendicolarmente rispetto l'orientamento previsto per l'immagine.
La lastra era sensibilizzata in seguito a esposizione ai vapori di iodio per 15-25 secondi, ottenendo una patina dorata.
Il fissaggio dell'immagine avveniva in camera oscura, sotto vapori di mercurio riscaldato.
Per fissare l'immagine era necessario dissolvere lo ioduro d'argento con soluzioni saline acide o tiosolfato di sodio, sciacquare e asciugare.
Infine era d'uso montare l'immagine su supporti, astucci o fornirla di una cornice.
In pochi anni,migliorando le ottiche si permise di passare da 40 minuti di esposizione a pochi minuti;
Il passo successivo per incrementare le prestazioni fu dal punto di vista chimico aggiungendo, dopo la prima esposizione allo iodio, una seconda esposizione sensibilizzante a base di bromo, cloro o fluoro.

Altre modifiche: furono migliorati contrasto, tono e stabilità grazie a soluzioni di cloruro d'oro e tiosolfato di sodio. Questo strato d'oro, per via della maggiore tenacità, permetteva anche di colorare le foto manualmente, mediante pennello.

L'America, nonostante la diffusione e il successo che riscontrò la tecnica, non fu in grado di portare a compimento nuove tecniche del tutto originali o brevetti, come invece avveniva in Europa.
Diciamo che nel nuovo continente si concentrarono a migliorare le idee che venivano importate dall'Europa, ad esempio la lucidatura della lastra, che era un lavoro prettamente manuale, fu meccanizzata

esempio di dagherrotipo:
http://1848.cincinnatilibrary.org/showPl...6&category=
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TrevizeGolanCz




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