Verde di Guignet

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Mario

2014-02-03 20:23

Questo pigmento comparve la prima volta in Francia intorno al 1838 ad opera di Pennettier (o Pannetier). Era di un bellissimo colore verde, mai visto prima e, cosa ancora più notevole, era molto stabile e atossico, ben diverso dai verdi contenenti arsenico allora in voga. Era anche molto costoso e come sovente accade nelle umane vicende, in molti cercarono di impossessarsi del segreto della sua fabbricazione. Altri invece tentarono di riprodurre il procedimento, e fu proprio il Guignet che nel 1859, dopo molti tentativi, riuscì nell’intento, tanto che se ne assicurò i diritti mediante brevetto. In seguito furono approntate numerose varianti, volte soprattutto a rendere meno costoso il prodotto, con risultati non sempre buoni come l’originale.

La metodica preparativa che vi presento ricalca abbastanza fedelmente il brevetto di Guignet con l’aggiunta di alcune varianti di minore importanza per facilitare il compito in un homelab.

Reagenti:

- Potassio dicromato

- Acido borico

Attrezzatura:

- Mortaio di porcellana con pestello

- Crogiolo in quarzo (non l’ho sperimentato, ma dovrebbe andare ugualmente bene uno di porcellana)

- Formo a muffola

- Pentola a pressione

- Bottiglia in vetro borosilicato a bocca larga completa di tappo a vite in PP, resistente alla sterilizzazione in autoclave, capacità 250 mL.

Procedimento:

In un mortaio di porcellana triturare finemente 3,12 g di bicromato di potassio e 9,4 g di acido borico.

Si ottiene una polvere giallina.

Trasferire la miscela in un ampio crogiolo in quarzo che verrà collocato in muffola. E’ consigliabile posizionarlo all’interno una capsula di porcellana più grande per contenere gli sversamenti. Portare gradualmente a 600 °C e mantenere questa temperatura per almeno 2 ore. La reazione procede generando notevoli quantità di vapore acqueo e ossigeno, tanto che l’intera massa rigonfia e fuoriesce abbondantemente dal crogiolo.

Dapprima abbiamo la disidratazione dell'acido borico:

4H3BO3 ==> H2B4O7 + 5H2O

poi l'acido tetraborico reagisce con il bicromato di potassio per formare il tetraborato di cromo:

8H2B4O7 + 2K2Cr2O7 ==> 2Cr2(B4O7)3 + 4KBO2 + 2B2O3 + 8H2O + 3O2

Si ottiene così una voluminosa massa verde scurissimo piuttosto leggera e fragile per via della struttura spugnosa.

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Dopo averla ridotta in frammenti più piccoli, questi vengono trasferiti nella bottiglia e si aggiungono circa 200 mL acqua distillata. Si chiude bene e si pone la bottiglia nel cestello di una pentola a pressione con poca acqua sul fondo. Si fa bollire per almeno due ore. Quando tutto è ben freddo (bottiglia compresa!) si può svitare il tappo. Il pigmento lentamente decanta

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e può essere separato mediante filtrazione su setto poroso di vetro.

Avviene l'idrolisi del tetraborato cromico e si forma un composto che può essere considerato un ossido idrato:

Cr2(B4O7)3 + 20H2O ==> (OH)2-Cr-O-Cr(OH)2 + 12H3BO3

Lavare con acqua molto calda più volte e infine con poco alcool etilico. Essiccare in stufa a 105 °C.

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Infine macinare ad umido in mortaio di agata.

Il prodotto così preparato si presenta sotto forma di polvere fine di colore verde smeraldo.

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Eccezionale è la sua stabilità e inerzia. E’ inalterabile alla luce, resiste ottimamente fino a 200 °C, non viene attaccato dagli alcali e acidi. Solo l’acido cloridrico a caldo lo scioglie ma con estrema lentezza.

Come già detto, il suo elevato prezzo ne ha sempre limitato l’impiego, tuttavia molti impressionisti francesi ne fecero uso, così come parecchi pittori tedeschi neoclassici e non da ultimo, lo stesso Van Gogh nel suo celebre capolavoro "Café Terrace at Night" del 1888.

saluti

Mario

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